spiritato
agg. e s. m. (f. -a) [part. pass. di spiritare]. – In senso proprio, ossesso, invasato dal demonio o in genere da uno spirito maligno: un uomo s., una donna s.; chi aveva crisi epilettiche, in passato, era ritenuto s.; una figliola di Lodovico settimo re di Francia era s. (Machiavelli); come sost., individuo invasato dal demonio: esorcizzare uno s., gli s.; essendosi per uso introdotto che da soli sacerdoti siano gli s. scongiurati (Sarpi). Frequente con uso fig., di chi si trova e mostra di essere in uno stato di grande eccitazione, fuori di sé, profondamente sconvolto e agitato: Gervaso, spiritato, gridava e saltellava (Manzoni); «Chi vengono?» fece Drogo, stupito di vedere il caposarto così spiritato (Buzzati); per estens., dell’aspetto e dei gesti che rivelano una grande agitazione e inquietudine interiore, e insieme, spesso, una estrema vivacità: occhi s., faccia s.; una bionda dagli occhi belli e s. (Pratolini); hanno connotazione simile alcune espressioni in cui la parola, usata come sost., e con il sign. proprio è termine di similitudine: sembrare uno s., una s.; parlare, agitarsi come uno s.; fare, avere un viso da s., occhi da spiritato. Con sign. non negativo, pieno di vita, di energia; molto vivace e dinamico: quella ragazza è s., non sta mai ferma; come sost.: è uno s., lavora per dieci! ◆ Avv. spiritataménte, in modo spiritato, da spiritato.