spinacio
spinàcio (non com. spinace) s. m. [dal pers. aspanākh, incrociatosi con spina, per le spine dei frutti]. – Erba annua della famiglia chenopodiacee (Spinacia oleracea), originaria dell’Asia occid. e coltivata ovunque come ortaggio, che preferisce i climi temperati e umidi; ha fusto eretto e ramoso, altezza variabile da una trentina di cm fino a 1 m, fiori dioici di colore verdastro, riuniti in glomeruli, e foglie basali a rosetta con picciòlo più o meno lungo, lamina piuttosto grande, glabra, superficie bollosa; le foglie caulinari hanno dimensioni ridotte. Gli spinaci hanno un elevato valore nutritivo perché ricchi di vitamine (A, B1, B2, C) e nutrienti minerali (Ca, P, Fe, K, Mg), e si mangiano crudi o cotti in vario modo, in particolare le foglie per la loro tenerezza (spinaci all’agro, al burro; pollo lesso con contorno di spinaci, ecc.). Con varie aggettivazioni è anche nome di altre chenopodiacee utilizzate come gli spinaci: s. selvatico o di monte, nome region. di Chenopodium bonus-henricus, che cresce in montagna, di preferenza nelle malghe; s. fragola, la specie Chenopodium foliosum (sinon. Ch. virgatum o Blitum virgatum), coltivata in alcune regioni dell’Italia settentrionale. S. della Nuova Zelanda, pianta annua della famiglia aizoacee (Tetragonia tetragonides, sinon. T. expansa), originaria della Nuova Zelanda, Australia, Giappone, Polinesia e Sud America e naturalizzata nell’Europa sud-occidentale: è pianta vigorosa, con steli prostrati e foglie a volte carnose, che viene coltivata come succedaneo dello spinacio; in Italia è localmente chiamata anche s. tirolese.