spiccato
agg. e s. m. [part. pass. di spiccare]. – 1. agg. a. Staccato, tolto da ciò cui era attaccato o unito (con questo sign., mantiene per lo più il suo valore participiale): frutta appena s. dall’albero; richiamare una tratta s.; noi che siamo s. dal mondo, ... subito vediamo il pericolo dietro (s. Bernardino). b. fig. Che ha un notevole spicco o risalto, ben distinto: una figura dai contorni s., bene s. sullo sfondo; l’ombra della chiesa, e più in fuori l’ombra lunga ed acuta del campanile, si stendeva bruna e s. sul piano erboso e lucente della piazza (Manzoni); pronuncia molto s.; avere uno s. senso dell’umorismo; tipico, caratteristico: uno s. esempio di dirittura morale; parla con s. accento napoletano. 2. s. m. a. In musica, tipo di staccato in uso nell’esecuzione su strumenti ad arco, adoperato principalmente in rapidi passaggi formati da note di uguale durata e ottenuto alzando e poggiando l’archetto tra ogni nota. b. In edilizia, piano di spiccato di una costruzione, la superficie piana, ordinariamente orizzontale a partire dalla quale si eleva la costruzione stessa; nelle murature portanti di un edificio è il piano di appoggio dei muri sulle sottostanti fondazioni; nelle fondazioni è il piano di appoggio di queste sul sottostante terreno. ◆ Avv. spiccataménte, con molto spicco, con grande rilievo: risaltare, distinguersi spiccatamente; in modo distinto: pronunciare spiccatamente le parole, le sillabe; in modo evidente, marcato, ben riconoscibile: aveva un accento spiccatamente siciliano.