spettrale
agg. [der. di spettro]. – 1. Che ha le caratteristiche, l’apparenza di uno spettro, che è simile a uno spettro: a un tratto un rumor di passi, l’apparizione d’una figura disfatta, spettrale (De Roberto); avere un aspetto s., essere ridotto in pessime condizioni fisiche. Per estens., luce s., livida, irreale e, nello stesso tempo, paurosa, come la luminosità che, nella fantasia popolare, accompagna l’apparizione di spettri. 2. a. In fisica, che si riferisce a spettri di emissione o di assorbimento (in partic., allo spettro di sorgenti di radiazioni corpuscolari o elettromagnetiche, o di altre forme di energia) o, con sign. più ampio, a proprietà dipendenti dalla lunghezza d’onda di una radiazione. Analisi s., l’identificazione e lo studio dei singoli componenti di uno spettro (righe s., bande s.; più genericam. termini s.), effettuata per la determinazione dell’insieme delle sue caratteristiche (composizione s.) e l’interpretazione della natura e delle condizioni fisiche della sostanza o del corpo cui lo spettro appartiene; in elettronica, analisi s. di un segnale periodico, lo stesso che analisi armonica (v. armonico). Caratteristica (o curva) s., di una radiazione, di un emettitore, o di un ricevitore di radiazioni, locuz. generica indicante la relazione, espressa da una formula o da un diagramma, fra una data grandezza e la lunghezza d’onda della radiazione in questione; distribuzione s., distribuzione del flusso d’energia raggiante nelle varie regioni di lunghezza d’onda dello spettro, e curva di distribuzione s. (o diagramma s.), la rappresentazione grafica di tale distribuzione. Fantasma s., righe spettrali spurie presenti in spettri ottenuti con dispersori che presentino difetti (riscontrabili più spesso nei reticoli). Purezza s., la grandezza che misura il grado di radiazione luminosa di una sorgente nominalmente monocromatica. b. In astrofisica, classificazione s. delle stelle, metodo di classificazione stellare in base al quale ogni stella è assegnata a un certo tipo o classe s., secondo un criterio convenzionale che descrive sinteticamente, in base a uno o più parametri fisici, l’aspetto generale dello spettro stellare: una delle prime classificazioni fu elaborata nel 1886 dall’astronomo A. Secchi; la classificazione s. di Harvard, risalente al principio del secolo, costituisce ancora la base dei moderni sistemi e segue una classificazione basata essenzialmente sulla temperatura fotosferica della stella: i diversi tipi sono indicati dalle lettere O, B, A, F, G, K, M per temperature che vanno da circa 40.000 K per le stelle O a 3000 K per le M (i tipi O e B vengono spesso indicati come stelle calde o blu mentre le K e M sono indicate come stelle fredde o rosse); una classificazione più fine è poi ottenuta aggiungendo alle precedenti classi dei sottotipi contraddistinti dai numeri da 0 a 9 che seguono la lettera della classe; la necessità di classificare le stelle aventi spettri con righe di emissione di intensità anomala ha richiesto l’introduzione di tre tipi supplementari, detti rari e denominati con le lettere S, R, N; la classificazione più correntemente usata aggiunge la suddivisione in cinque classi di luminosità associate alla magnitudine assoluta e contraddistinte da numeri romani (le stelle più luminose appartengono alla classe I, quelle meno luminose alla classe V) che si appongono alla classificazione precedente: per es., in questo sistema il Sole è una stella G2V. ◆ Avv. spettralménte, non com., in modo spettrale, a somiglianza di uno spettro: aveva un viso spettralmente livido; nel linguaggio tecn., per quanto concerne lo spettro: analizzare spettralmente un segnale periodico.