specista
agg. e sm. e f. Che, chi esprime o sostiene posizioni proprie dello specismo; relativo allo specismo. ♦ Analogamente, lo specista consente che gli interessi della sua propria specie passino sopra ai maggiori interessi di membri di altre specie [...] Mentre tale ineguale valutazione degli interessi sembra un aspetto criticabile degli altri principi che ho chiamato specisti, va rilevato che la tesi cartesiana, associabile allo specismo radicale (come parte del fondamento di questo) non è specista in base al criterio di Singer. (Silvana Castignone, I diritti degli animali: prospettive bioetiche e giuridiche, 1985, Il Mulino, p. 99) • Gli amici del bar dove ho visto la partita Italia-Irlanda, mi hanno mostrato una mail in cui si stigmatizzava la trasmissione dell'incontro dopo che l'Ucraina aveva eliminato 20.000 cani e gatti randagi per «ripulire» il paese in vista dell'appuntamento calcistico. La mail parlava di indignazione e di complicità nel massacro. Nella discussione che ne è seguita, ho appreso dell'esistenza degli «specisti» cioè di quanti pensano che tutte le specie esistenti abbiano uguale valore e dignità, per cui uccidere animali, ancorché randagi, rappresenta un crimine bello e buono. Nel fervore della polemica, sono rimasto muto: difficile schierarsi con una tesi o col suo opposto. Così facendo si giunge a conclusioni paradossali, tipo: sarebbe lecito, cioè etico, schiacciare una zanzara ma non uccidere un rettile protetto. (Pietro Jozzelli, Repubblica, 21 giugno 2012, Firenze, p. 11) • Ci siamo resi conto però che gli stessi termini della contrapposizione tra specisti e antispecisti meritavano un’attenzione a sé, una meta-riflessione. Per questo abbiamo deciso di pubblicare questa lettera che segue, dandogli un rilievo ulteriore rispetto ai commenti che sono seguiti all’articolo. (Minima&moralia.it, 25 febbraio 2012) • [tit.] Che Assurdità! I veri liberi sono gli specisti. (Fatto Quotidiano.it, 6 luglio 2018, In edicola).
Derivato dal s. f. speci(e) con l'aggiunta del suffisso -ista.