spalto
(ant. o letter. spaldo) s. m. [dal longob. *spald, *spalt, che significava prob., in origine, «fessura», «apertura in un muro» (cfr. ted. spalten «fendere»), da cui si sono sviluppati successivamente gli altri sign.]. – 1. Nelle fortificazioni, terreno in lieve pendio verso l’esterno che circondava la strada coperta o il cammino di ronda o la controscarpa delle opere fortificate per proteggere i difensori che stavano su di esse o per coprire, dal tiro avversario, la rampa del ramparo o quella del fosso (si veda la descrizione che ne fa il Galilei nella sua Breve instruzione all’architettura militare: «questo tale argine si domanda spalto: il quale con il suo pendio viene a coprire di maniera la cortina, che il nemico, volendola battere, è costretto o a tagliare detto spalto o contrascarpa, o vero alzarsi con cavalieri al piano della campagna»). Con usi estens. nel linguaggio letter.: Passammo tra i martìri e li alti spaldi (Dante), le mura che cingono il sesto cerchio; Già levata ne gli spaldi De’ castelli subalpini, ... Come bella, o argentea Croce, Splendi a gli occhi e arridi a’ cuori (Carducci, «Alla Croce di Savoia»). La parola è soprattutto nota per gli spalti di Belfiore, denominazione storica dei terrapieni della omonima porta a ovest della città di Mantova, dove nel 1852, 1853 e 1855 furono giustiziati dalla polizia austriaca numerosi patrioti del Risorgimento italiano (chiamati appunto «i martiri di Belfiore»). 2. Per estens. retorica, nel linguaggio delle cronache sportive (sempre al plur.), le gradinate di uno stadio, e per metonimia l’insieme degli spettatori che vi sono radunati: gli spalti incitavano a gran voce i giocatori.