sovrastruttura
(o soprastruttura) s. f. [comp. di sovra- (o sopra-) e struttura]. – 1. Denominazione generica di ogni elemento di costruzione che si alza al di sopra di altre strutture ed è da queste sostenuto. In partic.: a. Nelle costruzioni stradali e ferroviarie è il complesso delle strutture sovrastanti il terreno di fondazione della strada o della ferrovia (per la s. stradale, v. pavimentazione). b. Nella costruzione navale, ogni locale della nave che si trova sopra il ponte principale, alto quanto un interponte ordinario ed esteso per tutta la larghezza dello scafo. Le sovrastrutture costituiscono elemento importante per la robustezza dello scafo, per la sicurezza della nave (come il cassero prodiero, o castello), per la condotta della navigazione (ponte di comando), per gli alloggi, soprattutto nelle grandi navi da passeggeri, dove raggiungono uno sviluppo grandioso, disposte su molti piani (ponte sale, ponte imbarcazioni, ponte passeggiata, ponte dei saloni, ecc.). Qualche volta si chiamano sovrastrutture anche quelle incomplete per larghezza (tughe, casotti) e per altezza (cofani). c. In cristallografia, sinon. di ultrastruttura. 2. fig. a. Ogni elemento o complesso di elementi che si aggiungono e si sovrappongono alla struttura originaria (anche in senso astratto) senza essere o diventare parte integrante di questa: l’organizzazione della mostra risente di troppe sovrastrutture. In partic., qualsiasi atteggiamento o manifestazione dell’individuo, del pensiero, dell’arte, ecc., che non nasca da un’esigenza interiore ma si sovrapponga a ciò che è intimo e reale senza affondare in questo le sue radici: un uomo schietto, senza s. mentali; un romanzo, un dramma appesantito da s. ideologiche. b. Nel pensiero marxiano, il complesso delle istituzioni giuridiche e politiche, delle leggi, delle forme religiose, artistiche, filosofiche, generalm. considerate come forme sociali di coscienza che corrispondono, dipendendone, alla struttura economica della società (v. struttura, n. 3 a).