soverchiare
(ant., o meno com., soperchiare) v. tr. e intr. [der. di soverchio, soperchio] (io sovèrchio, rispettivam. io sopèrchio, ecc.). – 1. tr. a. letter. Superare, sormontare, oltrepassare: credete Che non sanza virtù che da ciel vegna Cerchi di soverchiar questa parete (Dante); Di ben tutta la spalla egli soverchia Gli accolti in piedi al console d’intorno (Carducci). b. Superare, nel senso di vincere, essere maggiore o più forte: d’avarizia e di miseria ogni altro misero e avaro ... soperchiava oltre misura (Boccaccio); il pentimento soverchiava lo stupore (I. Nievo); di fuori risuonavano applausi fragorosi che soverchiavano la musica (Verga). c. estens. Sopraffare, usare la propria potenza e autorità per imporre ad altri la volontà propria: incontrò l’odio de’ cattivi e de’ prepotenti e restò in fine soperchiato da essi (Muratori); cert’uomini di mal affare hanno messo innanzi il nome di vossignoria illustrissima ... per soverchiare due innocenti (Manzoni). Nel rifl., con valore reciproco: tutti ... ricominciarono a parlare, a esclamare, a gridare, soverchiandosi a vicenda (Landolfi). 2. intr. (aus. avere), ant. o letter. a. Sopravanzare, sporgere in fuori: Fuor de la bocca a ciascun [foro] soperchiava D’un peccator li piedi (Dante). b. Avanzare, nel senso di sovrabbondare, esserci più che a sufficienza: per dar gli uni quel che loro soverchia e cercar dagli altri quel che loro manca (D. Bartoli). ◆ Part. pres. soverchiante, anche come agg., di gran lunga superiore per numero e potenza: furono costretti a ritirarsi di fronte alle forze soverchianti del nemico. ◆ Part. pass. soverchiato, con uso per lo più verbale, superato, vinto, sopraffatto: le [anime] tue pari, ... come soverchiate dalla grandezza delle proprie facoltà, ... soggiacciono il più del tempo all’irresoluzione (Leopardi); soverchiato dal fascino potente che quella lettera esercitava (Verga).