sotto-
– È la prep. (e avv.) sotto, usata come prefisso per la formazione di molti composti nominali e verbali, in alcuni dei quali conserva il sign. e anche la funzione di preposizione (come negli avv. sottaceto, sottochiave, sottocosto, sottoterra, sottovoce, ecc., che si possono infatti scrivere anche con grafia staccata), mentre in altri assume talora sign. proprî. Davanti a vocale, può subire l’elisione (sottabito, sottaceto, sottentrare), ma in alcuni casi prevale la forma intera (sottoalgebra, sottoammiraglio). Parecchi termini di questa serie di composti si contrappongono ad altri della serie formata col pref. sopra- o sovra- (sopravveste, sopravvento, sovrapporre, ecc., di fronte a sottoveste, sottovento, sottoporre, ecc.). In pochi casi si ha alternanza con i prefissi sub- o so- ma è raro che non si istituiscano tra le varianti differenze più o meno notevoli di significato e di uso (cfr. sottentrare, sottodivisione, sottomettere, sottogiacere, sottopunto, di fronte a subentrare, suddivisione, sommettere, soggiacere, soppunto). È comunque da notare che i composti con il prefisso sotto- (così come si osserva a suo luogo anche per sopra- e sovra-) sono innumerevoli e non tutti prevedibili, spec. in alcune terminologie (come, per es., la geografia o l’anatomia); non si è pertanto creduto opportuno registrare tutte le possibilità. Per quanto riguarda i sign. più com. del prefisso, si possono fare le seguenti distinzioni: a. Con valore locale (che è il più frequente) indica e denomina un oggetto, un elemento, un ambiente, ecc. che sta sotto a un altro, che è sottoposto ad altro: sottobicchiere, sottopiatto, sottocornice, sottopancia, sottocoscio, sottoscala, sottopassaggio, ecc.; o un oggetto che avvolge, che si dispone su una superficie ed è a sua volta coperto da altro oggetto: sottabito, sottoveste, e analogam. sottocipria; o anche ciò che costituisce un piano o uno strato inferiore: sottobosco, sottofondo, sottosuolo, ecc. Concorre anche alla formazione di aggettivi, come sottocutaneo, sottomarino, ecc. b. In composti riferiti a persona, denota immediata inferiorità di grado e di funzione rispetto al secondo componente: sottocapo, sottocuoco, sottoprefetto, sottosegretario, sottotenente, sottufficiale; nel passato questi composti erano anche più numerosi, ma in alcuni di essi si è poi sostituito al pref. sotto- il pref. vice-. c. In pochissimi composti (soprattutto nel linguaggio econ.) indica inferiorità quantitativa rispetto a ciò che si ritiene giusto o normale o necessario; per es., sottoccupazione, sottoproduzione, sottoreddito. d. È frequente per indicare una suddivisione, qualche cosa che costituisce una sezione, una delle parti in cui l’insieme è diviso o distinto: sottocommissione, sottogruppo, sottodialetto, sottoalgebra, ecc. In partic., nella sistematica biologica, prefisso al nome di un taxon (divisione, classe, famiglia, ecc.), indica un taxon subordinato a quello indicato dal secondo componente: sottoregno, sottodivisione, sottoclasse, sottordine, sottofamiglia, sottotribù, sottogenere, sottospecie, sottorazza, sottovarietà (v., per tutti questi, le singole voci); la forma corrispondente del lat. scient. è sub-. Per estensione di sign., in alcuni casi esprime il concetto del secondario o dell’accessorio, come per es. in sottoprodotto. e. Entra infine nella composizione di verbi sia con il sign. proprio e generico della prep. sotto (sottolineare, sottomettere, sottoscrivere, sottostare, sottentrare, ecc.), sia con valori particolari, come in sottoesporre, sottintendere, ecc. ◆ In chimica, indica che in un composto un dato elemento è presente con valenza (o stato d’ossidazione) inferiore a quella che esso presenta normalmente; così, sottossido è un ossido che contiene meno ossigeno di quanto compete al composto normale, sottonitrato è un nitrato contenente meno gruppi nitrici di quanto normalmente richiesti (per es., il sottonitrato, o magistero, di bismuto: v. bismuto), ecc. ◆ In matematica, oltre che con sign. generici è usato sia per indicare un insieme contenuto in un altro ed avente la stessa struttura (sottogruppo, sottospazio, ecc.) sia per indicare il fatto che un insieme giace sotto un altro insieme, in un senso analogo a quello intuitivo: per es., sottonormale, sottotangente (v. le rispettive voci).