soluzione
soluzióne s. f. [dal lat. solutio -onis, der. di solvĕre «sciogliere», part. pass. solutus]. – 1. a. Lo sciogliere, lo sciogliersi, l’essere sciolto, di una sostanza, solida o liquida, in un’altra, generalm. liquida; spec. nel linguaggio della fisica e della chimica: la s. dello zucchero nell’acqua; s. rapida, lenta; lo zolfo è di difficile soluzione. b. Con sign. concreto, in fisica e in chimica, miscela omogenea di due o più specie chimiche mescolate intimamente tra loro con un grado di dispersione dell’ordine molecolare, dalla quale non è possibile separare meccanicamente i diversi componenti. Si hanno s. gassose, con componenti tutti gassosi e miscibili in tutte le proporzioni, solide, cristalline (rocce, leghe), amorfe (vetri), in cui almeno uno dei componenti è solido, e liquide, nelle quali ultime il componente in eccesso, liquido, viene detto solvente mentre quello in difetto, gassoso, liquido o solido, è detto soluto; nelle soluzioni tra composti ionici e solventi polari (per es., l’acqua) insorgono azioni elettrostatiche tra gli ioni e i poli delle molecole del solvente, così che ogni ione viene a trovarsi circondato da diverse molecole del solvente (viene cioè solvatato). S. ideale, quella che si forma dai suoi componenti per semplice processo di diffusione, tra le cui molecole non esistono né forze di attrazione né forze di repulsione; s. reale, realmente esistente in natura, quella in cui tra le molecole dei componenti esistono forze di attrazione e repulsione che, componendosi con il moto termico disordinato, ne condizionano il comportamento chimico-fisico; s. diluita, quella in cui la concentrazione relativa di uno dei componenti (solvente) è così grande che la natura termodinamica della miscela risultante è praticamente identica a quella del solvente puro; s. satura (v. saturo); s. colloidale, che costituisce un colloide (v.); s. fisiologica (v. fisiologico, nel sign. 3); s. circolante, in agraria, soluzione acquosa che imbeve il terreno e dalla quale le piante, con l’assorbimento radicale, traggono buona parte degli elementi vitali. 2. a. Il fatto di risolvere, d’essere risolto, e il modo, il procedimento con cui si risolve, o più spesso il risultato che si ottiene e che risponde alla domanda iniziale: s. di un problema; in algebra, s. (o radice, o zero) di una equazione in una incognita, un numero che soddisfa l’equazione, nel senso che, qualora lo si sostituisca al posto dell’incognita, i due membri dell’equazione assumono lo stesso valore; soluzione di un’equazione o di un sistema di equazioni in più incognite, una coppia (o una terna, ecc.) di numeri che soddisfano tutte le equazioni del sistema; s. di un quesito, di una questione, di un dubbio; s. di un gioco enigmistico, di un indovinello, di una sciarada; problema di facile, difficile s.; enigma che non ha, che non ammette s., ecc. Con sign. più partic., s. d’una sigla, il leggerla o lo scriverla per esteso. Con valore concr., il risultato ottenuto risolvendo un problema o altro, ciò che scaturisce o che si ricava da determinate ipotesi (in partic., nella matematica e nelle scienze con questa collegate, i valori che vanno attribuiti in un problema a una o più grandezze a priori incognite o che conviene attribuire a determinati elementi): s. giusta, sbagliata; trovare la s.; anche con riferimento a problemi e difficoltà d’ordine non strettamente intellettuale ma di carattere economico, organizzativo, pratico, o riguardo a contrasti, controversie, ecc.: escogitare una s. soddisfacente; proporre una s. diversa; mi pare una s. troppo spiccia, la tua; non c’è altra s. che adire le vie legali; al punto in cui siamo, non vedo altra s. che questa; con riferimento a difficoltà, esigenze di carattere tecnico o architettonico, di arredamento e sim.: una s. ingegnosa, ardita, geniale, elegante. Più genericam., decisione: trovare una s. pacifica; s. extragiudiziale di una vertenza, compromesso, accordo privato fra le due parti. b. Il risolversi, l’avere un esito: s. di una crisi, soprattutto con riguardo al decorso di una malattia, il superamento della fase acuta (ma più com. risoluzione). c. Con preciso riferimento storico, s. finale, espressione che traduce il termine ted. Endlösung usato dal nazismo per indicare il programma politico di sterminio degli ebrei, attuato a partire dal 1941 mediante le deportazioni di massa e, soprattutto, i campi di concentramento con le camere a gas. 3. Nel diritto romano (lat. solutio), pagamento, liberazione da un’obbligazione, da un debito e sim. Il sign. rimane tuttora in espressioni del linguaggio comm. quali pagare in una sola s., pagamento fatto o da farsi in un’unica s., in una sola volta, tutto insieme. 4. Interruzione, soprattutto nell’espressione s. di continuità, interruzione nella continuità spaziale o temporale: c’è s. di continuità tra i due periodi storici; in forma negativa: il passaggio da una zona all’altra avviene senza s. di continuità; le lingue romanze si sono svolte senza s. di continuità dal latino. È espressione frequente anche nel linguaggio scient. e tecn.; per es., in geologia, s. di continuità in una roccia, per significare fessurazione; nel linguaggio medico (dov’è però più frequente s. di continuo), con riferimento a organi o parti del corpo: una superficie compatta e uniforme, che non presenta s. di continuità; la ferita è una lesione traumatica caratterizzata dalla s. di continuo dei tessuti molli. 5. In fonetica, il termine è talora usato come sinon. di metastasi (nel sign. 2).