solcare
v. tr. [dal lat. sulcare «tracciare il solco, fendere», der. di sulcus «solco»] (io sólco, tu sólchi, ecc.). – 1. Fendere il terreno tracciandovi dei solchi: s. un campo, una stoppia. Per estens., lasciare dei solchi sul terreno: le ruote dei carri avevano solcato la strada. 2. fig. a. letter. Attraversare una superficie, incidendola o imprimendovi dei solchi: pon’ mano poscia Al pettin liscio, e coll’ottuso dente Lieve solca i capegli (Parini). In partic., fendere l’acqua, riferito soprattutto a imbarcazioni: s. il mare, le onde; la barca solcava la superficie tranquilla del lago. b. Lasciare una traccia simile a un solco: i lampi solcavano il cielo; profonde rughe gli solcano la fronte; le lacrime gli solcavano le guance. c. Con uso intr., poet. (fondendo i due prec. sign.): Nell’onde solca e nell’arene semina E ’l vago vento spera in rete accogliere Chi sue speranze funda in cor di femina (Sannazzaro). ◆ Part. pass. solcato, anche come agg., in senso proprio e fig.: Veggio la sera i buoi tornare sciolti Da le campagne e da’ solcati colli (Petrarca); terreno solcato, eroso (dagli agenti atmosferici); Solcata ho fronte, occhi incavati (Foscolo). In legatoria, linguette solcate, linguette di pelle usate per eseguire un tipo di cucitura artigianale, uscendo e rientrando da un taglio verticale praticato al centro delle strisce, nella sola zona che, a lavoro ultimato, risulterà ricoperta dallo spago.