sofisticazione
sofisticazióne s. f. [der. di sofisticare; cfr. lat. mediev. sophisticatio -onis]. – 1. Modificazione o alterazione intenzionale delle caratteristiche chimiche o fisiche di un prodotto naturale o artificiale (soprattutto alimenti, farmaci, generi voluttuarî), realizzate mediante sottrazione, per lo più parziale, di un componente pregiato (per es., il grasso del latte), o mediante aggiunta di una sostanza poco pregiata, sia essa un componente naturale del prodotto (per es., acqua al latte o al vino), sia un componente estraneo (per es., olio di semi all’olio di oliva, un colorante giallo sintetico al burro), operata generalmente allo scopo di ricavare un illecito profitto, o di migliorare l’aspetto del prodotto (per es., con l’aggiunta di coloranti) o la sua conservabilità (per es., con l’aggiunta di conservanti) o altre sue proprietà; in questi casi si può parlare, dal punto di vista giuridico, di sofisticazione solo se la sostanza aggiunta non risponde, per qualità e per quantità, alle norme legislative vigenti. La s. alimentare si differenzia dalla contraffazione in quanto quest’ultima riguarda la totalità del prodotto (per es., margarina venduta come burro) e dall’alterazione in quanto questa è dovuta a un processo naturale (irrancidimento, inacidimento, ecc.), anche se talora dovuto a negligenza; non va neanche confusa con la adulterazione, alla quale è connesso un giudizio di più accentuato carattere di pericolosità per la salute pubblica. 2. Nella tecnica, con riferimento agli usi fig. di sofisticato, caratteristica di un’apparecchiatura, di una macchina o di un impianto che sono stati progettati e realizzati con criterî tecnicamente avanzati e con impiego di materiali e componenti raffinati, così da offrire elevate prestazioni.