soffrire
(ant. sofferire e sofferére) v. tr. e intr. [lat. pop. *sufferire, lat. class. sufferre «portare su di sé, sopportare», comp. di sŭb «sotto» e ferre «portare, tollerare»] (io sòffro, ecc.; pass. rem. soffrìi o soffèrsi, soffristi, ecc.). – 1. a. ant. Reggere, sostenere: Di vil ciliccio mi parean coperti, E l’un sofferia l’altro con la spalla, E tutti da la ripa eran sofferti (Dante). b. Sopportare, tollerare, riferito a persone e a cose: sentiva e vedeva la presenzia di Cristo, con moltitudine d’angeli, la cui maestà egli non poteva sofferire (Fior. di s. Franc.), non era capace di reggere a essa; fin la vecchiezza, L’abborrita vecchiezza, avrei sofferto Con riposato cor (Leopardi); non posso s. la luce così violenta; ho lo stomaco delicato e non soffro l’aglio; amore e signoria non soffron compagnia (prov.). In partic., di persona o cosa che riesca penosa, o che provochi avversione, antipatia: quando considero che per aver figliuoli mi converrebbe soffrire una donna, mi passa subito la volontà (Goldoni); sofferitemi come son fatto (G. Gozzi); riconoscendo volentieri la superiorità degli antichi, non poteva però soffrire quel non voler dar ragione a’ moderni, anche dove l’hanno chiara che la vedrebbe ognuno (Manzoni); non riesco a s. le persone finte, le falsità e i raggiri; non posso s. di vederti così; è un presuntuoso e nessuno lo può soffrire. c. estens., letter. Permettere, consentire: Ma fu’ io solo, là dove sofferto Fu per ciascun di tòrre via Fiorenza, Colui che la difesi a viso aperto (Dante); Andreuccio partir volendosi, ella disse che ciò in niuna guisa sofferrebbe (Boccaccio); ei vien; soffri che il piede Altrove io porti (Alfieri); una regola che soffre qualche eccezione, che ha, che subisce o ammette qualche eccezione. d. Con altro uso estens., ant., pazientare e quindi aspettare: Poco sofferse; poi disse ... (Dante); per ciò che una gran carovana di some sopra muli e sopra cavalli passavano, gli convenne sofferir di passar tanto che quelle passate fossero (Boccaccio). 2. a. Sostenere dolori fisici o morali: s. tormenti indicibili; quante pene ha dovuto s. quella povera donna!; e con frase proverbiale, per indicare una grande sofferenza: s. le pene dell’inferno. Subire situazioni, condizioni e fatti spiacevoli e dolorosi, fisicamente o moralmente: s. la fame (anche iperb., fare gravi sacrifici: io, per studiare e farmi una posizione, ho sofferto la fame!); s. la sete, la miseria; ha sofferto una grave ingiustizia. b. Sopportare con grave disagio condizioni non favorevoli; risentirne in modo particolare: s. il caldo, il freddo; s. il mal di mare, o anche s. il mare; s. il solletico. c. Con uso assol., sentire il dolore, in senso fig. o morale: soffre molto, quando gli pigliano gli accessi del male; chissà come soffre quella povera madre, a vedersi così abbandonata dai figli; soffro molto nel vederti ridotto in queste condizioni. Con valore intr. (aus. avere), essere sofferente, andare soggetto a un male: s. di cuore, di fegato; per chi ha sofferto di reumatismi la montagna non è indicata; soffro spesso di forti mali di testa; per estens., di animali, di piante e prodotti, essere danneggiato da determinate condizioni: l’olivo, quest’anno, ha sofferto molto per il gelo; il bestiame soffre del caldo eccessivo e precoce; i vini leggeri soffrono nel trasporto. 3. Raro e ant., poet., l’uso sostantivato dell’infinito, col senso di sofferenza, patimento: O eletti di Dio, li cui soffriri E giustizia e speranza fa men duri (Dante). ◆ Part. pres. soffrènte, poco com. e sostituito per lo più, con valore aggettivale, da sofferènte (v.). ◆ Part. pass. soffèrto, quasi esclusivam. con valore verbale: ricordare le pene, le delusioni, le umiliazioni sofferte; se ripenso al caldo sofferto l’anno scorso in città!; letter., sopportato, tollerato: un mendico sofferto Per mercede nel suolo stranier (Manzoni); sostantivato con valore neutro, ciò che si è patito: il sofferto è meglio dimenticarlo; nel linguaggio forense, il periodo di detenzione già scontato: dalla pena va detratto il sofferto. Nell’uso letter., con funzione di agg., si dice di opera d’arte o altra manifestazione dello spirito che riveli l’intimo e profondo travaglio interiore da cui è nata o attraverso cui si è maturata: è un’arte, una poesia, una musica sofferta, molto sofferta; opera piena di una sofferta umanità, cioè di una umanità profondamente e dolorosamente sentita; in alcune di queste espressioni, e in altre, il participio acquista un valore attivo o causativo («che fa o ha fatto soffrire», «che è stato causa di sofferenza»): è stato un anno, un periodo molto sofferto per me.