snodare
v. tr. [der. di nodo, col pref. s- (nel sign. 3), in opposizione a annodare] (io snòdo, ecc.). – 1. Sciogliere, liberare dal nodo o dai nodi: s. una fune, una corda, un nastro; anche intr. pron.: s’è snodata la fune; mi si sono snodati i lacci delle scarpe. 2. estens. a. Sciogliere, rendere più ampî e liberi i movimenti delle articolazioni: la ginnastica snoda le giunture; un po’ di movimento, appena svegliati, snoda le gambe e le braccia. b. Rendere articolabile per mezzo di uno o più snodi un elemento rigido portante: il braccio di questo lampadario si può s. in tutte le direzioni. c. Distendere in volute, svolgere a spirale, come una fune snodata: orrido e grande Serpe che si dislunga e ’l collo snoda (T. Tasso); più com. nell’intr. pron.: un viottolo sassoso che si snodava erto e difficile tra due siepi di lentisco (Jovine); il fiume si snoda nell’ampia pianura. 3. fig. a. Sciogliere, rendere sciolto e spedito, quasi esclusivam. nella locuz. s. la lingua, con due accezioni diverse (a seconda del soggetto che snoda): lui non vuole parlare, ma gli snoderò io la lingua!; molte di loro nelle braccia portavano i suoi piccoli figliolini, dei quali già alcuni cominciavano a snodar la lingua (B. Castiglione), a cominciare cioè a parlare, a dire le prime parole; nell’intr. pron.: s’era chiuso in un mutismo ostinato, ma alla fine la lingua gli si snodò, si decise a parlare. b. poet. Rendere meno duro, aprire a sentimenti più umani e pietosi: E i cor, che ’ndura e serra Marte superbo e fero, Apri tu, padre, e ’ntenerisci e snoda (Petrarca). ◆ Part. pass. snodato, frequente come agg. in alcuni usi estens. del verbo, e cioè sciolto, che ha una capacità di movimento e di flessione superiore al normale: articolazioni, giunture snodate; quell’acrobata è tutto snodato; o che si snoda, che si può snodare: un manichino snodato; per auto snodato, v. autosnodato, che è la grafia più comune.