smart mob
loc. s.le m. o f. Assembramento intelligente: incontro di gruppo finalizzato a compiere un’azione collettiva, organizzato mediante una convocazione a catena inoltrata su siti Internet o tramite messaggi di posta elettronica. ◆ A tre anni dall’inizio della crisi che ha colpito la Net Economy, pochi osano ancora parlare della «rivoluzione» di Internet. Fra questi c’è Howard Rheingold, cofondatore della rivista «HotWired» e uno dei più noti studiosi di new media, grazie al suo libro sulle comunità virtuali pubblicato all’inizio degli anni ’90. Basta osservare il presente con gli occhiali della storia, per capire che siamo solo all’inizio del più radicale processo di trasformazione che la civiltà abbia subito dai tempi dell’invenzione della stampa: questa la tesi che Rheingold difende nel suo nuovo libro, Smart mobs, da oggi in libreria. Mobs significa folle, ma è anche contrazione di «mobiles», termine che si riferisce alle tecnologie (cellulari, palmari, schede Wi-fi, ecc.) che consentono di connettersi a Internet senza fili: dispositivi che diventano «intelligenti» (smart) a mano a mano che individui e comunità se ne appropriano per sperimentare inedite forme di azione collettiva dal basso. (Carlo Formenti, Corriere della sera, 9 settembre 2003, p. 39) • Howard Rheingold ha recentemente parlato di «smart mobs» (titolo di un bel libro tradotto anche in italiano), cioè le moltitudini intelligenti che, grazie a Internet, si organizzano in gruppi di pressione, rafforzando il potere dell’opinione pubblica e cambiando i linguaggi della politica. (Andrea Rustichelli, Repubblica, 7 giugno 2004, Affari & Finanza, p. 17) • Questi interventi situazionisti si svolgeranno secondo le dinamiche delle smart mob (le azioni improvvise organizzate on line, secondo la definizione data da Howard Rheingold). Sfugge qualcosa a qualcuno? Ho appena fatto riferimento alle smart mob, altro neologismo che avrà fatto sobbalzare qualcuno, allergico a queste parole nuove. È opportuno, a questo punto, precisare che i tumulti di Seattle contro il Wto nel 1999, quelli che hanno avviato il movimento no-global, debbono quasi tutto a quel metodo di mobilitazione. L’uso delle reti (via email, via sms o via twitter, un sistema di messaggi istantanei connessi ai social networking ) può, infatti, rilanciare le forme di auto-organizzazione per le azioni nello spazio pubblico. (Carlo Infante, Liberazione, 12 febbraio 2008, p. 9, Articoli).
Espressione ingl. composta dall’agg. smart (‘intelligente’) e dal s. mob (‘assembramento, folla’).
Dal titolo del libro di Howard Rheingold, Smart mobs. The next social revolution, Cambridge (Ma.) 2002 (trad. it. a cura di Stefania Garassini, Smart mobs. Tecnologie senza fili, la rivoluzione sociale prossima ventura, Milano 2003).
V. anche flash-mob, mob.