smagatezza
s. f. Atteggiamento di realismo disincantato, privo di illusioni. ◆ Due mesi fa, Parigi vide sbarcare 200.000 cacciatori che denunciavano le direttive europee sull’uccellagione. Si direbbe una causa meno cruciale del pericolo totalitario, eppure sbancò. Però toccava al cuore la Francia profonda, quella che oggi parrebbe seguire con disinteressata smagatezza l’evoluzione politica nazionale. (Enrico Benedetto, Stampa, 29 marzo 1998, p. 9, Estero) • presumo che molti maschi si riconosceranno (loro malgrado) nel racconto [«L’animale morente»] dello scrittore americano, molte femmine invece rimarranno irritate. E proprio il rispecchiamento dei primi, e l’irritazione delle seconde, conferma che [Philip] Roth ha ancora una volta colto nel segno. Con la smagatezza e il coraggio che gli sono propri, l’autore di «Pastorale americana» ha deciso di portare nuovamente l’affondo su un terreno viscido e insidioso quanti altri mai: quello dell’eros. (Franco Marcoaldi, Repubblica, 14 febbraio 2003, p. 42, Cultura) • Il segreto di ogni reazionario è nel non essere un contemporaneo della propria epoca. Il reazionario deve anzi attraversarla col garbo dell’ospite inatteso, con smagatezza stagionata, scetticismo, sensualità. (Alessandro Giuli, Foglio, 1° dicembre 2007, Inserto, p. I).
Derivato dal p. pass. e agg. smagato con l’aggiunta del suffisso -ezza.
Già attestato nella Stampa dell’11 novembre 1995, p. 15, Società e Cultura (Enrico Benedetto).