siero
sièro s. m. [lat. sĕrum «parte acquosa del latte»]. – 1. La parte di un liquido organico che rimane fluida dopo la coagulazione. In partic.: a. S. del latte, la parte del latte che residua dopo la caseificazione, importante sottoprodotto della fabbricazione dei formaggi, utilizzato per la produzione del burro di siero, per la preparazione della ricotta, per l’estrazione di proteine (tramite operazioni con membrane), per l’alimentazione di suini; il lattosio contenuto nel siero può essere usato come substrato carbonioso per la produzione di proteine per via fermentativa. b. S. del sangue, la parte non corpuscolata del sangue che si separa da questo dopo la coagulazione: è un liquido di colore variabile dal giallo pallido al giallo oro, con la stessa composizione del plasma, eccettuato il fibrinogeno. c. S. fisiologico, altro nome, improprio, della cosiddetta soluzione fisiologica (che nella sua forma più semplice contiene 9 g/l di cloruro di sodio), usata in terapia per impacchi o per somministrazioni parenterali (ipodermoclisi, fleboclisi). d. S. immune (o immunsiero, o assol. siero), siero di sangue di uomo o di animali contenente anticorpi; i sieri immuni attualmente utilizzati nella sieroprofilassi e nella sieroterapia sono preparati pressoché esclusivamente nel cavallo mediante inoculazione di dosi crescenti di tossine o di batterî (s. antitetanico, s. antidifterico, s. antivipera). S. antilinfocitario, quello preparato contro i linfociti di una data specie sui quali manifesta azione tossica: è impiegato in medicina nel trattamento delle crisi di rigetto dei pazienti sottoposti a trapianto di organo. e. Malattia da siero, sindrome anafilattica che si può verificare nel corso della sieroterapia. 2. S. della verità, denominazione data impropriam., nel linguaggio com., a soluzioni iniettabili di sostanze (quali il tiopentale sodico) capaci di indurre nel paziente uno stato prossimo al sonno, nel quale sembra risultare più facile e più efficace la psicoterapia (v. narcoanalisi).