sicilianizzazione
s. f. Assimilazione degli usi e dei costumi propri della Sicilia. ◆ Se negli anni ’70 Leonardo Sciascia poteva dire, a proposito della caotica sicilianizzazione dell’Italia, che «la linea delle palme sale a Nord», oggi forse non è un azzardo dire che «l’onda azzurra» tracima fino a Bruxelles. (Virman Cusenza, Messaggero, 6 febbraio 2004, p. 1, Prima pagina) • Fedele alla propria matrice, che lo fece esordire nel 2000 con «Il manoscritto del Principe» dedicato a [Giuseppe] Tomasi di Lampedusa, il regista [Roberto Andò] si impegna in una sicilianizzazione non limitata ai tocchi di colore locale. (Alessandra Levantesi, Stampa, 3 novembre 2006, p. 31, Spettacoli) • oggi, stando a quanto dicono tutti, dai poliziotti ai sociologi, «molti ragazzi intendono la quotidianità come una serie di agguati». E quello che conta è la sfida. Non arretrare. Non abbassare gli occhi. Leonardo Sciascia parlava del rischio di «sicilianizzazione dell’Italia», ma oggi questi teppisti new age non copiano la lungimiranza crudele della mafia, la ferocia tribale e selettiva della ‘ndrangheta, ma imitano la bassa macelleria della camorra campana. (Piero Colaprico, Repubblica, 4 agosto 2007, p. 12, Cronaca).
Derivato dall’agg. siciliano con l’aggiunta del suffisso -izzazione.
Già attestato nella Stampa del 15 dicembre 1996, p. 2 (Antonella Rampino).