sicilianitudine
s. f. Condizione esistenziale di profonda appartenenza alla cultura siciliana, che si esprime anche attraverso l’uso del siciliano. ◆ Venerdì, il ministro Salvatore Cardinale arriva a Palermo per presentare alcuni investimenti di Ericsson e Telecom: «Noi siamo nati col telefono che squillava. Forse è qualcosa di ancestrale, quello squillo». Poi – per spiegare il boom della new economy in Sicilia – chiede aiuto alla letteratura: «Potrei fare riferimento alla sicilianitudine di [Leonardo] Sciascia». Il quale, però, parlava di sicilitudine. E non sempre per descrivere le magnifiche sorti e progressive dell’Isola. (Enrico Del Mercato, Repubblica, 3 dicembre 2000, Palermo, p. II) • Favorisce la coerenza stilistica una lingua impregnata di sicilianitudine, nella composizione di frasi involute ma secche, mai più di una decina di righe, e nell’uso accorto di espressioni tipiche: (Alberto Papuzzi, Stampa, 23 dicembre 2004, p. 23, Società e Cultura) • Nella guerra fra le fiction del giovedì […], l’altra sera ha vinto e stravinto «Il capo dei capi», zuccherosa mafia a puntate su Canale 5. Sicilianitudine incomprensibile soprattutto per i siciliani, camillerismo televisivo, leccasaponi e sindacalisti eroici. (Foglio, 27 ottobre 2007, p. 1, Prima pagina).
Derivato dall’agg. siciliano con l’aggiunta del suffisso -itudine.
Già attestato nel Corriere della sera del 27 ottobre 1996, p. 31, Cultura (Indro Montanelli).
V. anche siculitudine.