siccome
siccóme (o 'sì come') avv. e cong. [comp. di sì e come]. – 1. a. Nell’uso letter., scritto in due parole (= così come), serve in genere a introdurre un paragone: Forsennata latrò sì come cane (Dante); in grafia divisa o unita, ha spesso sign. non diverso dal semplice come, Cesare ... Pianse per gli occhi fuor sì come è scritto (Petrarca); e videro, Siccome a lor fu detto, Videro in panni avvolto ... Vagire il Re del Ciel (Manzoni); anche per introdurre una prop. enunciativa: Io credo che le piante e i sassi e l’onda E le montagne vostre al passeggere ... Narrin siccome tutta quella sponda ... (Leopardi). Non frequente con il sign. di «in quanto», seguito da sost. o da agg.: il direttore, siccome capo dell’azienda, era tenuto a ...; il sacrestano, siccome pratico del luogo, ci precedeva. b. Per un valore temporale di sì come, con il sign. di «non appena che», v. sì, n. 1 f. 2. Con funzione di cong. causale (più pop. di poiché o giacché), introduce di norma una subordinata preposta alla prop. principale: siccome non pensavo di incontrarti, ti ho scritto un biglietto; preferirei farne a meno, ma siccome insisti ci andrò.