si1
si1 pron. [lat. sē e sĭbi, accus. e dat. del pron. rifl. di 3a persona]. – 1. Forma atona del pronome rifl. di terza persona, sing. e plur., che serve alla coniugazione dei verbi riflessivi e in genere alla coniugazione pronominale: a. In verbi rifl., con valore di compl. ogg.: si lava, si rade ogni mattina; si vestono con eleganza; in un momento di sconforto si uccise; si è (s’è) nascosto in una cantina; si sono armati di tutto punto; si è visto perduto. b. In verbi intr. pron.: spero che si penta; il ferro si scalda; i fiori si schiudono ai raggi del sole; le corde si sono spezzate; si è sbagliato completamente. Nel rifl. reciproco: si aiutano a vicenda; si vedono tutte le sere al circolo; si sono incontrati in treno; si sfidarono all’ultimo sangue. c. Con funzione di compl. di termine: si è comprato un cappello nuovo (= ha comprato per sé); s’è fatta una posizione; quando si vide davanti quel colosso rimase di stucco; sarebbe bene che si mettesse una maglia più pesante. Si noti come in tutti i casi finora esaminati il verbo richieda nei composti l’ausiliario essere. 2. Come particella passivante: a. Con verbi trans., per formare una terza persona sing. o plur., con sign. passivo: il più piccolo si chiama Giovanni; la persona onesta si riconosce dalle azioni; questi strumenti si adoperavano solo in passato, si adoperavano un tempo; così si perdono le buone occasioni; si noleggiano barche; in frasi negative: non si accettano raccomandazioni; non si fa credito. b. Impersonalmente, sempre alla terza persona sing.: Vuolsi così colà dove si puote Ciò che si vuole (Dante); Così qua giù si gode, E la strada del ciel si trova aperta (Petrarca); spesso con i verbi dire, narrare e sim.: si dice, si narra, si racconta che ...; non si direbbe che ha appena sei anni; con verbi intr.: non si vive di solo pane; con verbi intr. di moto: la porta per cui si esce sulla strada; dalla scala si entra direttamente nel salone; Per me si va ne la città dolente (Dante). Talvolta l’uso impersonale serve a esprimere un consiglio, un comando: in chiesa si entra decentemente vestiti; quando si riceve un regalo si dice «grazie»; non si risponde così ai genitori. c. Nell’uso fam., spec. tosc., l’impersonale può essere riferito a un soggetto plur. di prima persona: è quello che si diceva anche noi; noi si passa sempre l’estate in montagna; oggi ... era il giorno stabilito col signor curato, e s’era disposto ogni cosa (Manzoni). 3. Usi partic.: a. Come dativo etico: si stia bene!; si goda le sue vacanze; si faccia gli affari suoi. b. Con valore prevalentemente rafforzativo: finalmente si tacque; non so proprio cosa mi pensare; Et ella si sedea Umile in tanta gloria (Petrarca); tant’è vero che un uomo sopraffatto dal dolore non sa più quel che si dica (Manzoni). ◆ Per ciò che riguarda la collocazione sintattica, la particella si può essere proclitica al verbo (come negli esempî sopra citati), o posposta come enclitica ai verbi di modo infinito (che viene troncato: nascondersi, adirarsi, pentirsi, turbarsi), participio (esercitatosi nei calcoli), gerundio (vedendosi perduto); nell’uso ant. è frequente anche la posizione enclitica con i modi finiti del verbo (con rafforzamento sintattico dopo forma verbale tronca o monosillabica): fécesi; levòssi; dièssi (= si diede); Gittansi di quel lito ad una ad una (Dante); nell’uso moderno solo in alcune espressioni come affittasi, vendesi, e anche dicesi (= si dice), (le forme al plur. affittansi, vendonsi, diconsi sono ormai sentite come pedantesche). Quando si accompagna ad altro pronome atono è posposto: ci si parò dinanzi uno spettacolo imprevisto; gli si schierarono contro; quando ti si presenterà l’occasione, approfittane; nei casi in cui precede assume la forma se (v. se3).