shooting room
loc. s.le f. inv. Struttura pubblica adibita al consumo vigilato di sostanze stupefacenti. ◆ In mezza Europa esistono le «stanze del buco»: si chiamano «narcosalas», «shooting room», «fix stube» e sono utilizzate per la somministrazione controllata di eroina ai tossicodipendenti. Ed è proprio lì, a Tor Bella Monaca, una delle zone della Capitale con la più alta concentrazioni di eroinomani (il 40% residenti nel quartiere, il 60% esterni) che, in piccolo e con strumenti diversi, gli operatori di Villa Maraini, sono entrati in contatto con i tossicomani, fornendo siringhe e profilattici. (Eduardo Di Blasi, Stampa, 22 agosto 2002, Roma, p. 1) • Nessuna contrarietà alle shooting room, le cosiddette stanze del buco, già utilizzate in Spagna o Olanda, in cui i tossicodipendenti possono drogarsi sotto controllo medico. A lanciare la proposta è stato il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, in un’intervista a Radio radicale nella quale ha però sottolineato che obiettivo principale del Governo è riuscire entro l’anno a trovare una «formula rapida per sterilizzare gli effetti negativi della legge Fini Giovanardi» sulla droga. (Sole 24 Ore, 13 giugno 2006, p. 14, Italia-Politica).
Espressione ingl. composta dai s. shooting (‘sparo’) e room (‘stanza, sala’).
V. anche narcosala, sala del buco, stanza del buco.