sgrondare
v. tr. e intr. [der. di gronda, grondare, col pref. s- (nel sign. 5)] (io sgróndo, ecc.). – 1. tr. Vuotare un recipiente di quel po’ d’acqua o d’altro liquido che vi è rimasto: s. i fiaschi, i tini. In partic., nell’industria enologica, s. il mosto, separarlo dalle parti solide mediante lo sgrondatore. Nel linguaggio di cucina, s. (o, come intr., far s.) la pasta, i maccheroni, e sim., scolarli, facendo uscire tutta l’acqua di cottura attraverso i buchi del colapasta. 2. intr. (aus. avere) a. Far cadere giù a goccia a goccia l’acqua o l’altro liquido di cui un oggetto è impregnato, o che un recipiente ancora contiene: non far s. l’ombrello sul pavimento; ho messo i panni lavati a s. sul balcone; prima di travasare il vino, lava bene i fiaschi e lasciali sgrondare. In usi letter., anche con riferimento a persone: Emerse un nuotatore, sgrondò sotto Una nube di moscerini (Montale). b. Stillare, versare in abbondanza acqua o altro liquido a grosse gocce: è piovuto tanto, che gli alberi ancora sgrondano. c. Cadere giù a grosse gocciole, in abbondanza e con forza: Sgrondare io sento sempre più l’acqua (Pascoli); inclinando di lato l’ombrello e alzando il viso allo s. della pioggia (I. Calvino). In questa accezione, e nella precedente, è più com. la forma grondare.