sgarbista
s. m. e f. e agg. Chi si richiama alla collocazione politica di Vittorio Sgarbi, chi lo prende come modello; alla Sgarbi. ◆ Nella lista confluiscono «sgarbisti storici», i sostenitori del «Nuovo movimento» di [Nicola] Grauso, militanti radicali. (Corriere della sera, 22 marzo 1999, p. 15, Politica) • Trieste è Trieste. Coi suoi riti, i suoi caffè silenziosi, il suo ciabattare, i suoi ritmi mitteleuropei. Dove se organizzi una serata cubana e tiri fino alle 23.35 puoi vederti arrivare, come è capitato allo «sgarbista» Alessandro Clemente, «7 volanti, un giudice e la denuncia per schiamazzi». Un incubo, per un tiratardi come Sgarbi. Capace di dare appuntamenti alle tre di notte. (Gian Antonio Stella, Corriere della sera, 3 maggio 2001, p. 13, Commenti) • Danilo Dolci (1924-1997) è […] un esempio (che può sembrare anacronistico, oggi che il modello predominante è un’intellighenzia sgarbista e mediatica, ma che invece è attualissimo e più che mai necessario) di intellettuale poliedrico capace di spaziare in un’ampia congerie di questioni di vitale importanza, sempre offrendo un approccio nuovo, funzionale alle esigenze dei reietti della storia e della società. (Marcello Benfante, Repubblica, 24 agosto 2008, Palermo, p. I).
Derivato dal nome proprio (Vittorio) Sgarbi con l’aggiunta del suffisso -ista.
Già attestato nella Repubblica del 28 ottobre 1990, p. 34, Sport (Gianni Mura).