sfuggita
s. f. [der. di sfuggire]. – 1. Propriam., l’atto di sfuggire, ma esclusivam. nelle locuz. di sfuggita e (meno com. oggi ma più com. in passato) alla s., in fretta, rapidamente, quasi di passaggio e senza soffermarsi: l’ho visto solo di s., ci siamo incontrati di s. all’uscita dall’ufficio; ho letto di s. la notizia sul giornale; ho cercato di dare un’occhiata di s. all’interno del negozio; questo detto ... si basciarono alla s. e andar [= andarono] via (Boccaccio); ella non poté a meno di guardare alla s. il sottosegretario (Fogazzaro); anche, senza farsi vedere o notare da altri: Lucia, malgrado gli occhiacci che la madre cercava di farle alla s., raccontò la storia del tentativo fatto in casa di don Abbondio (Manzoni). 2. Con riferimento a un uso intr. del verbo sfuggire, cioè scampare, sottrarsi a un pericolo, sono chiamati mezzi di s., in marina, i dispositivi che, in accordo a convenzioni internazionali, sono obbligatorî a bordo delle unità mercantili per consentire in caso di pericolo il rapido raggiungimento delle imbarcazioni di salvataggio da parte dei passeggeri e dell’equipaggio; sono normalmente costituiti da due scale (o scalette), in acciaio per ogni locale, delle quali una deve assicurare anche una protezione continua contro il fuoco, grazie al materiale di cui sono fatte le pareti che la circondano e ai passaggi muniti di porte stagne.