sfollare
v. intr. e tr. [der. di folla, col pref. s- (nei sign. 3 e 4)] (io sfóllo o sfòllo, ecc.). – 1. intr. (aus. essere e più raram. avere) a. Di una moltitudine o di una folla di persone, disperdersi, diradarsi uscendo dal luogo in cui era addensata: la gente cominciò a s. dal teatro; per uscire, aspetto che tutti siano sfollati. b. Allontanarsi dal luogo di residenza abituale, per sottrarsi al pericolo di azioni belliche: la maggior parte della popolazione, durante l’ultima guerra, sfollò dalle città; la sua famiglia era sfollata sulla montagna pistoiese. 2. tr. a. Sgombrare un luogo, un ambiente, riferito, come soggetto, alle persone che vi sono radunate: il pubblico sfollava lentamente il teatro; come intr. pron., sfollarsi, riferito al luogo, sgombrarsi, vuotarsi della folla da cui era gremito: la piazza si sta sfollando; aspettiamo che finisca lo spettacolo e che la sala si sfolli un po’. Con valore causativo, far sgombrare: il comando militare provvederà a s. le popolazioni dei centri più esposti alle offese nemiche. b. Nel linguaggio burocr., ridurre il personale di amministrazioni pubbliche e di aziende private: provvedimenti per s. i quadri dei funzionarî del pubblico impiego; o, più genericam., rendere meno affollato: la scuola di Stato ... è diventata per lo Stato un problema di finanza che non si può risolvere se non sfollando gli istituti, coll’aumentare le tasse scolastiche ... ed eliminando il parassitismo professorale ... riducendo gli stipendi (Gobetti). c. In selvicoltura e agricoltura, diradare le piante mediante sfollamento: s. un bosco, una coltivazione. ◆ Part. pass. sfollato, anche agg. e sost. (v. la voce).