sfiorare
v. tr. [der. di fiore, col pref. s- (nel sign. 4); nelle accezioni del sign. 2, sull’esempio del fr. effleurer] (io sfióro, ecc.). – 1. a. ant. Portare via il fiore o i fiori, spogliare dei fiori. b. Togliere il fiore, la parte più pregiata: s. il latte, scremarlo. 2. fig. a. Toccare appena, rasentare: l’aereo sfiorava quasi la terra, la superficie dell’acqua; mi ha toccato la mano, sfiorata, forse appena un peluzzo, forse neanche, forse solo aria mossa (Ermanno Cavazzoni); una pallottola gli sfiorò un braccio; s. la guancia con un bacio, con una carezza; l’automobile mi è passata così vicino che mi ha sfiorato; con valore reciproco: incontrandoci sul pianerottolo, ci sfiorammo intenzionalmente. Per estens.: s. un tema, un argomento, toccarlo di sfuggita, in modo superficiale, senza affrontarlo o approfondirlo. Letter., toccare, raggiungere: se lungi dalla patria, in Argo, Nella nostra magion pria non la sfiori Vecchiezza (V. Monti). b. Essere sul punto di raggiungere, giungere molto vicino al conseguimento di qualcosa cui si aspira: s. la vittoria, il successo. Con sign. più generico, rasentare, andare vicino a: s. la pazzia, l’imbecillità; un discorso che sfiora l’assurdo.