sfilacciare
(o sfilaccicare) v. tr. [der. di filaccia o filaccica, col pref. s- (nel sign. 5)] (io sfilàccio o sfilàccico, tu sfilacci o sfilàccichi, ecc.). – 1. Disfare a filo a filo, ridurre in filacce tessuti, carta e sim., con mezzi rudimentali o mediante opportune macchine: s. un pezzo di stoffa; s. un canapo. Più usato come intr. o intr. pron., sfilacciarsi, riferito a tessuti che perdono le fila dell’ordito: è una stoffa di cattiva qualità, sfilaccia (o si sfilaccia) tutta; o rompersi, ridursi in filacce, riferito a cavi vegetali: questo spago non regge, si sfilaccia e si rompe subito. 2. estens. S. le olive, raccoglierle per sfilacciatura (v.), sinon. del più com. brucare. 3. fig. Ridurre a strisce sottili, spec. come intr. pron.: le grosse nuvole si sfilacciavano in cielo, sempre più di rado oscurando la luna (Pratolini); anche, disgregarsi, scomporsi: i sentimenti si sfilacciano, e le promesse non si mantengono (Melania Mazzucco). ◆ Part. pass. sfilacciato (o sfilaccicato), anche come agg.: i polsini della camicia sono tutti sfilacciati; una fune, una corda sfilacciata; in senso fig., privo di consistenza e di compattezza, non coerente: una situazione politica sfilacciata; un discorso, un film, uno spettacolo sfilacciato; quella prosa mencia, torpida, sfilaccicata (Papini); come s. m. nella locuz. sfilacciato di cotone, e sim., cotone, o altro, ricavato dalla sfilacciatura di stracci.