sferrare
v. tr. [der. di ferro, col pref. s- (nel sign. 4)] (io sfèrro, ecc.). – 1. a. Togliere i ferri dagli zoccoli di cavalli, muli, asini, ecc.; anche come intr. pron., sferrarsi, perdere i ferri: il cavallo si è sferrato e zoppica. b. Liberare dai ferri un galeotto, una persona incatenata: dovetti sedermi a terra ... mentre mi sferravano (Settembrini); e con uso fig.: E non m’ancide Amore e non mi sferra (Petrarca); come rifl., liberarsi dai ferri, sciogliersi dalle catene; anche in senso più generico e fig., liberarsi: il gigante dal sonno si sferra (Pulci); s’era svincolato, sferrato da tutti i ritegni e riguardi sociali (Pirandello). c. Nel linguaggio marin., assol. sferrare riferito all’àncora che, a causa di forte vento e del mare grosso, perde la presa sul fondo e quindi ara. 2. fig. a. intr. pron. Avventarsi, scagliarsi con violenza (propriam., come chi si libera dai ferri o dalle catene che lo trattenevano, cfr. scatenarsi): sferrarsi contro un avversario; Una furia infernal quando si sferra Sembra Marfisa (Ariosto). b. Tirare, scagliare con rapidità e con grande impeto: s. un calcio, un pugno; per estens., s. un attacco, un assalto; s. una decisa controffensiva. ◆ Part. pass. sferrato, anche come agg.: un cavallo sferrato.