sfangare
v. tr. e intr. [der. di fango, col pref. s- (nel sign. 4)] (io sfango, tu sfanghi, ecc.). – 1. tr. a. Pulire, liberare dal fango. Ant. o raro in usi generici, è specifico nella tecnica mineraria nel sign. di sottoporre i materiali minuti all’operazione di sfangamento (v.). b. fig., fam. Sfangarla o sfangarsela (con il pron. atono la indeterminato), sottrarsi a un lavoro, a un compito o a un impegno ingrato; superare alla meglio una difficoltà, un pericolo; riuscire a cavarsela: quando c’è da fare una sfacchinata, lui riesce sempre a sfangarsela; si è preso una brutta polmonite, ma l’ha sfangata anche questa volta; doveva essere bocciato, ma è riuscito a sfangarla; l’hai sfangata bella! 2. intr. a. (aus. essere o avere) Tirarsi fuori dal fango o da terreni e luoghi fangosi. b. (aus. avere) Camminare affondando nel fango: a forza di robustezza, ostinazione e sofferenza, cavalcando, sfangando a piedi, e strapazzandomi d’ogni maniera, arrivai, assai mal concio a dir vero, a Perpignano (Alfieri); [la giumenta] vecchia e stanca, sbruffava ogni tanto dimenando la testa bassa, come se non ne potesse più di sfangare per quello stradone (Pirandello).