sermone1
sermóne1 (letter. ant. sèrmo) s. m. [dal lat. sermo -onis «lingua, parlata; conversazione, discorso», der. di serĕre «intrecciare, legare insieme (parole)»]. – 1. ant. Lingua, linguaggio (cfr. anche sermo2): un mio lavor ... Tra lo stil de’ moderni e ’l sermon prisco (Petrarca); Misere labbra, che temprar non sanno Con le galliche grazie il sermon nostro (Parini). 2. a. L’atto del parlare, del discorrere; le parole proferite: chi fosti, che per tante punte Soffi con sangue doloroso sermo? (Dante); E venne con Grifon, con Aquilante, ... A cheti passi e senza alcun sermone (Ariosto). b. letter. Orazione, discorso di argomento sacro; predica: Ma voi torcete alla religïone Tal che fia nato a cingersi la spada, E fate re di tal ch’è da sermone (Dante), che sarebbe più adatto a predicare in chiesa; ci fosse qui tra noi un predicatore vero, ne caverebbe un s. sulla vanità delle imprese umane (Ernesto Ferrero); il s. della montagna, forma meno com. con cui viene indicato il discorso della montagna nel quale Gesù enuncia le beatitudini (v. montagna, n. 1 a); in partic., nella liturgia della messa, il discorso con cui il celebrante illustra il Vangelo del giorno: i s. di sant’Agostino. c. scherz. e iron. Lungo rimprovero, predica, paternale: gli ho fatto tanti s. a quel discolo, ma non sono valsi a nulla; spreg., discorso prolisso, noioso e pretenzioso: non ho nessuna voglia di ascoltare un altro s. di due ore! 3. letter. Componimento poetico di carattere moralistico e didascalico, di tono discorsivo e semplice (sull’esempio di Orazio che chiamò sermones le sue Satire e le Epistole, quasi discorsi alla buona, conversazioni prosastiche, in contrapp. alla poesia di più alto impegno): i S. del Pindemonte. ◆ Dim. sermoncino, in passato spec. nel senso scherz. di predicozzo, paternale: ho dovuto fare un sermoncino ai miei ragazzi; anche, breve poesia che, durante la festa di Natale, si soleva far recitare ai bambini davanti al presepio.