sensibile
sensìbile agg. [dal lat. sensibĭlis, con sign. passivo e attivo (der. di sentire «percepire», part. pass. sensus); in alcuni sign., è influenzato dal fr. sensible]. – 1. Con valore passivo: a. Che si percepisce, si conosce, si apprende (o è atto a essere percepito, conosciuto, appreso) attraverso i sensi: le cose, gli oggetti s.; il mondo s. (contrapp. al mondo intelligibile); qualità s., la forma, il colore, ecc.; bellezza s., quella fisica e che comunque appartiene alle cose sensibili (contrapp. alla bellezza spirituale, morale, estetica, ecc.); l’esperienza s., acquisita attraverso i sensi; l’uomo ... ama secondo la s. apparenza, sì come bestia (Dante), secondo ciò che appare ai suoi sensi, e soprattutto alla vista. Sostantivato con valore neutro, il sensibile, ciò che è percepibile per mezzo dei sensi, in quanto si distingue sia dall’intelligibile sia dal soggetto senziente. In partic., nella filosofia aristotelica, s. proprio, ciò che può essere appreso da un solo senso (come il sapore, il colore, ecc.), da cui è distinto il s. comune, ovvero ciò che può essere appreso da più sensi (per es., il moto, la figura, la grandezza) con l’intervento del senso (o sensorio) comune; nella filosofia kantiana, s. empirico, l’oggetto o il contenuto della sensibilità, distinto dal s. puro, la condizione o la forma della sensibilità. b. Di cosa, qualità, manifestazione che facilmente appare ai sensi e non potrebbe perciò non essere avvertita; quindi apprezzabile, notevole, rilevante: variazioni s., poco s., assai s.; movimento, rumore appena s.; spostamenti così lievi che non sono s. (precisando: che non sono s. all’occhio umano); tra le due calligrafie c’è una s. differenza; il malato fa ogni giorno un sensibilissimo miglioramento; i suoi progressi nello studio sono assai s., ecc. Meno proprio è l’uso in espressioni come il danno è s., con s. perdita, e sim. (per dire: abbastanza grave, di notevole entità). 2. Con valore attivo: a. Capace di sentire, atto a sentire: gli animali sono esseri s.; anche, e più spesso, dei singoli organi, con riferimento a determinate sensazioni: l’occhio è s. alla luce, ai colori, alle forme; l’orecchio è s. ai suoni; il palato è s. ai sapori, ecc.; in frasi negative, indica o una normale mancanza di sensibilità a determinate sensazioni (l’occhio non è s. ai raggi infrarossi) o la perdita della normale sensibilità (il nervo paralizzato non è più sensibile). Più direttamente contrapposto alle facoltà intellettuali: sì come colui che è cieco de li occhi sensibili ..., così colui che è cieco del lume de la discrezione (Dante). b. In senso relativo, per indicare una maggiore o minore ricettività alle impressioni esterne: i polpastrelli delle dita sono molto s. al tatto; il mio orecchio è poco s. alle dissonanze; un palato s., poco s. (ai sapori). Spesso indica una sensibilità acuita rispetto a quella ordinaria, una condizione di iperestesia (v.), causa di sensazioni dolorose: occhi molto s. alla luce; anche per cause patologiche: dente cariato, sensibilissimo al caldo e al freddo. c. Con riguardo alla sensibilità spirituale, di persona facilmente accessibile a determinati sentimenti: essere s. alla pietà, alle miserie umane, alla bellezza, al fascino femminile, ecc. Usato assol., di persona particolarmente suscettibile agli stimoli affettivi e sentimentali (sinon., quindi, più com. di sensitivo): una giovane molto s.; è così s. che piange (o si commuove, s’intenerisce) per nulla; avere un cuore, un animo, un temperamento s., troppo sensibile. Più genericam., sul modello francese, essere s. a qualche cosa, risentirne più o meno vivamente, provandone piacere o dolore: essere s. alle lodi, ai complimenti, provarne piacere, essere contento di riceverli; essere s. alle gentilezze, alle premure altrui, apprezzarle con gratitudine, esserne commosso; e di cose spiacevoli: essere molto s. ai torti, alle ingiustizie, soffrirne, esserne vivamente addolorato, risentirne gravemente; è poco s. agli insulti, ai rimproveri, non ne risente troppo, non se ne dà per inteso. Sempre in senso generico, anche d’animale: cavallo s. alle briglie, alla frusta, agli sproni, ecc.; e di vegetali: piante s. alla luce, al freddo, agli urti, ecc. (soprattutto in quanto ne risentono danno). 3. estens. a. Di strumento o apparecchio, che ha notevole sensibilità, che è cioè in grado di fornire una risposta con variazioni relativamente ampie rispetto alle variazioni della grandezza (ossia rispetto alla sollecitazione) che esso misura o, comunque, controlla (essendo quindi capace di rivelarne piccole variazioni): bilancia s.; barometro s., ecc. Anche, con sign. più vicino a quello precedente, di dispositivo che risente e risponde alle più lievi sollecitazioni: acceleratore molto s. alla pressione del piede. b. Materiale s., nella tecnica fotografica, materiale (lastre, pellicole, carte) che, ricoperto da un’emulsione fotosensibile, è atto a essere impressionato dalla luce o da altre radiazioni attiniche. c. Carta s., oltre alla carta fotografica (v. la lettera prec.), è così chiamata talora quella carta che, opportunamente trattata, acquista la capacità di cambiare di colore quando venga sottoposta a determinati trattamenti fisici o chimici, come, per es., la carta al tornasole (v. tornasole). d. In termotecnica, calore s. di una sostanza di massa m alla temperatura t è la quantità di calore q necessaria a riscaldare la sostanza stessa, in assenza di cambiamenti di stato fisico, da una temperatura di riferimento to (in genere 0 °C oppure 25 °C) fino a t. 4. In musica, nel sistema tonale, nota s., e più spesso come s. f., la sensibile, la nota rappresentante il settimo grado della scala quando esso dista un semitono dalla tonica (quindi si nella scala di do maggiore, sol diesis in quella di la minore armonica e melodica ascendente). Il termine trae il suo significato dal fatto che la tendenza melodica del settimo grado, in tal modo, è sensibilmente rivolta verso la tonica. ◆ Avv. sensibilménte (ant. sensibileménte), con sign. riferiti al valore passivo dell’agg.: percepire, apprendere, conoscere sensibilmente, attraverso i sensi, per mezzo dei sensi; non pur coloro che la poteano sensibilemente vedere, ma li altri (Dante). Più spesso, per quanto si può giudicare con i sensi: valori sensibilmente uguali, la cui differenza, esistente in realtà, non è percepita dai sensi se non siano aiutati da qualche strumento di misura più delicato; per estens., abbastanza, notevolmente, e sim.: è sensibilmente più piccolo, più grande, più forte; il vitto è sensibilmente migliorato.