selce
sélce (ant. sélice) s. f. (poet. o region. come s. m.) [lat. sĭlex sĭlĭcis; cfr. silice]. – 1. Roccia sedimentaria silicea, di origine varia, da chimica (per precipitazione diretta della silice sotto forma di quarzo, opale o calcedonio) a organogena (per accumulo di resti silicei, come, per es., nelle radiolariti), spesso presente, in quest’ultimo caso, in forma di arnioni, lenti o noduli, nelle rocce carbonatiche. S. molare (detta anche semplicem. selce o scisto molare, o, con termine meno corretto, limnoquarzite), roccia a struttura vacuolare o cavernosa, costituita da quarzo o calcedonio, usata, nelle varietà più compatte, come pietra da mola o anche come materiale da costruzione; dagli uomini preistorici venne adoperata per la fabbricazione, mediante scheggiatura, di armi e strumenti. Per la s. piromaca, v. piromaca. 2. Per estens., ant. o poet., pietra in genere: Pò quello in me, che nel gran vecchio mauro Medusa quando in selce transformollo (Petrarca), ha su di me quello stesso potere che ebbe Medusa su Atlante quando lo trasformò in monte; Che ’l petto mi si fe’ quasi una selice (Sannazzaro); Oh nato da le dure Selci chiunque togliere Da scellerata scure Osò quel nome (Parini), chi denominò «alla ghigliottina» [la scellerata scure] la nuova foggia di vestire. 3. Nome, per lo più usato al plur. (e spesso come masch., i selci) di un tipo di blocchetti di roccia eruttiva (generalmente basalto e leucitite), di forma tronco-piramidale, a sezione quadrata o rettangolare, grossolanamente sbozzati al martello, usati in pavimentazioni stradali, infissi in un letto di sabbia e spesso sigillati in superficie con emulsione bituminosa e graniglia. ◆ Dim. selcétto m. (con il sign. 3).