segregare
v. tr. [dal lat. segrĕgare, propr. «allontanare dal gregge», der. di grex grĕgis «gregge» col pref. se- che indica separazione] (io sègrego, tu sègreghi, ecc.). – 1. Isolare un individuo, o un gruppo di individui, dalla comunità di cui fa parte, tenendolo lontano da questa: s. i malati infettivi; s. i soggetti pericolosi; i prigionieri politici sono stati segregati dagli altri detenuti (in quest’accezione è oggi più com. isolare). Com. anche nel sign. di escludere dal rapporto, dalla comunicazione con gli altri: durante l’inverno il lavoro mi ha segregato in casa; la neve ha invaso tutte le strade di collegamento, segregando dal mondo numerose zone della regione. Nel rifl. segregarsi, appartarsi, isolarsi, rinchiudersi: prima dell’esame si è segregato per un mese nella sua stanza. 2. In geologia, attuare (e, nel passivo e nell’intr. pron., subire) la segregazione magmatica. 3. Nel linguaggio scient., nell’intr. pron. segregarsi (ma spesso usato impropriam. come intr., senza la particella pron.), separarsi. In partic., in biologia, detto dei cromosomi nei confronti degli alleli e dei geni per effetto della mitosi e della meiosi: i cromosomi (si) segregano durante l’anafase. 4. Ormai raro o ant. con il sign. biologico di secernere (per influenza del fr. ségréger). ◆ Part. pass. segregato, anche come agg.: un intellettuale che vive segregato dal mondo; Ada restava segregata da me con tutta la sua famiglia (Svevo); la Morante scriveva chiusa e quasi segregata nella sua stanza; avendo per compagni un paio di gatti, la penna, la carta, l’inchiostro (Cesare Garboli).