segale
ségale (o ségala) s. f. [lat. sēcăle o sēcāle]. – Erba annua delle graminacee (Secale cereale), simile al grano di cui ha all’incirca le stesse norme colturali e modalità di raccolta, e col quale si coltiva spesso in consociazione: ha foglie con lamine strette e più corte di quelle del frumento, rivestite, come il culmo, di abbondante deposito di cera, spiga lunga, eretta da giovane e pendula o curva alla maturità, glume corte, glumetta esterna aristata e cariosside nuda e allungata. Coltivata da lungo tempo in Asia e nell’Europa centrale, la sua area si estende oggi su tutta l’Europa, ed è coltivata anche in Italia, particolarmente nelle zone montane: i suoi chicchi servono alla produzione della farina, che è più scura di quella del grano; le cariossidi macinate costituiscono un ottimo alimento per il bestiame ma vengono usate anche per la panificazione (pane di segale) e la paglia viene utilizzata per imballaggi, coperture, ecc., e per ricavarne la cellulosa da carta. S. di monte, pianta perenne (Secale strictum o Secale montanum) che cresce anche in Italia nelle regioni merid. e in Sicilia, fra i 600 e i 700 m, in densi cespugli, con asse della spiga fragile e glumette inferiori delle spighette con resta più corta di quelle della segale coltivata. ◆ Per la s. cornuta, v. la voce.