secchia
sécchia s. f. [lat. tardo *sĭcla, class. sĭtŭla]. – 1. Recipiente di materiale vario (un tempo di legno o metallo, oggi anche di materiali plastici), in genere di forma troncoconica (con bocca più larga della base), munito di un manico semicircolare, usato soprattutto per attingere acqua: una s. di zinco; una s. nuova, vecchia, ammaccata; La s. rapita, poema eroicomico di A. Tassoni (1565-1635), in cui si narra la contesa sorta tra Modenesi e Bolognesi per il possesso di una secchia da pozzo. Nell’uso è più com. secchio. Locuzioni: piovere, venir giù a secchie, piovere a dirotto; principiò come una grandine di goccioloni radi e impetuosi ... e prima che arrivasse alla viottola, la veniva giù a secchie (Manzoni); raro ormai il prov. tante volte al pozzo va la secchia Ch’ella vi lascia il manico e l’orecchia, con lo stesso sign. del più com. tanto va la gatta al lardo ... (v. gatta2). Per la draga a secchie, il più diffuso dei varî tipi di draga, v. draga2. 2. Per metonimia, ciò che è, o può essere, contenuto in una secchia: una s. d’acqua; una s. di fango; una s. di sabbia. 3. Antica unità di misura di capacità per aridi, usata a La Spezia prima dell’adozione del sistema metrico decimale: equivaleva a 29,13 litri. Era anche unità di misura di capacità per liquidi, e valeva 10,73 l nel Veneto e 21,33 l a Parma. 4. Nel gergo studentesco, lo stesso, ma meno com., che secchione, nel sign. 3. ◆ Dim. secchiétta, secchiettina, secchiolina, raro secchierèlla; dim. o spreg. secchiùccia; accr. secchióna; pegg. secchiàccia.