scorza
scòrza s. f. [lat. scŏrtea «veste di pelle, pelliccia», femm. sostantivato dell’agg. scorteus «di pelle» (der. di scortum «pelle»)]. – 1. a. In botanica, il rivestimento esterno dei fusti e delle radici delle piante legnose, costituito da tessuti morti esterni al sughero prodotto dal fellogeno: presenta vario spessore, che diviene di anno in anno più grosso e, dato che non può seguire l’accrescimento in spessore dell’organo che protegge, si fende e si screpola in varî modi, rimanendo tuttavia attaccato all’organo (ritidoma persistente), o staccandosene (ritidoma caduco) sotto forma di squame, di strisce, di anelli concentrici. b. S. sacra, altro nome della cascara sagrada. 2. estens. a. La buccia, cioè la parte esterna, di alcuni frutti: s. d’arancia, di limone; anche, meno com., guscio delle castagne, delle mandorle. b. letter. Pelle di alcuni animali, per es. quella dei rettili: la salamandra nel foco raffina la sua s. (Leonardo). c. La pelle dell’uomo, spec. in alcune locuz. fig.: avere la s. dura o essere di s. dura, essere resistente alle fatiche, ai mali fisici e morali, alle avversità (al contr., essere di s. tenera, essere facile a commuoversi, a farsi convincere). 3. fig. a. letter. Aspetto esteriore, apparenza: sotto una s. ruvida nasconde un cuore d’oro; anche, apparenza che non corrisponde alla realtà, simulazione, finzione: pensava di essere un filosofo, un critico, un uomo politico, e si dava atteggiamenti di estremista e di settario: ma tutto ciò non era che una sua s. (C. Levi). b. poet. Il corpo nei confronti dell’anima: Lasciando in terra la terrena scorza È l’aura mia vital da me partita (Petrarca). 4. In mineralogia, sinon. poco com. di epidoto. ◆ Dim. scorzétta (v.).