scorcio2
scórcio2 s. m. [der. di scorciare]. – 1. a. Nella prospettiva e nelle arti figurative, rappresentazione di una figura, di un oggetto, i cui elementi sono posti su un piano obliquo, anziché normale, nei rispetti del nostro occhio, di modo che alcuni si avvicinino e altri si allontanino nello spazio, non secondo i suoi normali rapporti ma con espedienti prospettici che consentono allo spettatore di ricostruire la figura nelle sue esatte proporzioni; usata soprattutto la locuz. avv. di scorcio: disegnare, dipingere, rappresentare di s. un ambiente, un corpo umano (in senso fig., di s., in fretta, di sfuggita: l’ho visto di s., mentre saliva in macchina). Con sign. concr., la figura o gli elementi di una figura rappresentati di scorcio: uno s. bellissimo; gli s. di Paolo Uccello; il meraviglioso s. del Cristo morto di Andrea Mantegna. b. Per estens., con riferimento a possibilità e realizzazioni espressive, letterarie o linguistiche: certa eleganza di scorci e frasi (Carducci); la forza poetica di quei folgoranti s. lirici (E. Cecchi). 2. a. Breve spazio di tempo alla fine di un periodo cronologico, o precedente all’inizio di una nuova azione o situazione: sullo s. del medioevo, sullo s. del secolo 18°; la stagione, in questo s. d’estate, è stata bellissima; approfitterò di questo s. di tempo per sbrigare la mia corrispondenza. b. Parte limitata di una visuale molto più ampia: dalla finestra si vede uno s. del Colosseo; o visione parziale, incompleta, non chiara, di cosa appena intravista: appariva solo, qua e là, ... qualche s. di viso, o una treccia di donna (Deledda).