scopa
scópa s. f. [lat. pop. scōpa, lat. class., al plur., scopae -arum «granata», der. di scopa «ramoscello»]. – 1. Nome di varie piante e in partic. di alcune specie di ericacee, come per es. Erica scoparia (nota come s. da granate), tutte arbustive, con fusti ramificatissimi, resistenti e flessibili, con i quali si possono confezionare scope grossolane. Con proprie denominazioni: s. da ciocco (lat. scient. Erica arborea), arbusto comune nel piano sempreverde mediterraneo, di cui si usa il ciocco (ossia la porzione molto ingrossata della radice, che si forma in certi casi in seguito a traumi e altre azioni dell’ambiente) per la fabbricazione di pipe per fumatori, molto apprezzate; s. marina, altro nome della tamerice (Tamarix gallica); s. meschina, altro nome del brugo; s. delle streghe, altro nome dello scopazzo. È detto inoltre terra di scopa (o di brughiera) un tipo di terriccio usato dai giardinieri. 2. a. Arnese per spazzare i pavimenti (detto anche, spec. in Toscana, granata), fatto di fusti e rami di erica, di saggina e altre piante, oppure di un manico cilindrico di legno o di altro materiale adatto, all’estremità del quale sono fissate setole, crini, filamenti di plastica, frange di cotone: una s. nuova, vecchia, consumata; s. nuova spazza bene tre giorni (prov.), chi assume un servizio o un impiego si mostra zelante solo nei primi tempi; s. di saggina; s. elettrica, elettrodomestico, tipo di aspirapolvere, usato per la pulizia dei pavimenti. Nell’uso fam.: essere magro come una s. (e più spesso come un manico di s., e più brevemente essere un manico di s.), essere molto magro; ha mangiato (o ingoiato) il manico della s., di persona che va in giro impettita, con aria altezzosa. b. In senso fig., con riferimento a tutto ciò che serve a pulire moralmente: è stata un gran flagello questa peste: ma è anche stata una s.; ha spazzato via certi soggetti ... (Manzoni). 3. Arnese (detto anche scopino), simile a una comune scopa, con cui il giocatore di curling, effettuato il lancio, mette o toglie il nevischio sulla linea di corsa del curling, secondo gli ordini del capitano. 4. Gioco italiano che si fa, in numerose varianti, con un mazzo di quaranta carte fra due, tre o quattro giocatori, a ognuno dei quali, all’inizio, il mazziere distribuisce tre carte, procedendo da destra verso sinistra, mentre altre quattro carte vengono poste scoperte sulla tavola; scopo del gioco è impossessarsi del maggior numero possibile di carte valide ai fini del punteggio, spettando ogni volta la presa alla carta che abbia valore pari a una o alla somma di più carte tra quelle scoperte sulla tavola; non appena esaurite le carte che ciascuno ha in mano, il mazziere procede ogni volta a una nuova distribuzione, sempre di tre carte (il gioco è così chiamato perché la presa più caratteristica, che vale un punto, consiste nel prendere con una carta l’unica o tutte le carte rimaste in tavola, sicché questa ne risulti pulita, come spazzata da una scopa): giocare a scopa; fare una partita di scopa; anche, il punto stesso che dà il nome al gioco: fare scopa; ho fatto di seguito tre scope. Altri punti calcolati sono il punto di carte (spettante al giocatore che, al termine della smazzata, risulti essere in possesso del maggior numero di carte rispetto agli avversarî), il punto di denari (al giocatore col maggior numero di carte di questo seme), il punto di settebello e quello di primiera. ◆ Dim. scopina, scopino m. (v. scopino2), scopétta (v.); pegg. scopàccia; accr. (nel solo sign. 4) scopóne m. (v.).