sconciare
v. tr. e intr. pron. [der. di conciare, col pref. s- (nel sign. 1)] (io scóncio, ecc.). – 1. tr., non com. Sciupare, guastare; imbruttire; ridurre in cattivo stato: l’affresco è stato sconciato da un cattivo restauro; il naso solo, un poco troppo elevato nella sommità, sconciavala un pocolino (Goldoni); questa è la sola ragione che mi obbliga a volgervi ancora la parola, e che mi trattiene perfino dallo sconciarvi il viso colle mie mani (C. Arrighi); e con il sign. partic. di slogare: il colpo che diedi sopra il fondo della barca mi sconciò quasi una spalla (I. Nievo). 2. intr. pron., ant. Abortire: che dia una pozione alla fanciulla per farla sconciare (Machiavelli); s’io conoscessi qualche arcadica pastorella la quale fosse incinta, la sconforterei dal leggere quella descrizione per tema non si sconciasse (Baretti).