scomodare
v. tr. e intr. [der. di comodo2 (e, nell’uso intr., di comodare), col pref. s- (nel sign. 1)]. – 1. tr. a. Disturbare, incomodare, causare un disagio, un fastidio, una fatica o una perdita di tempo: vorrei passare senza s. nessuno; mi dispiace scomodarvi, ma dovrei raggiungere il mio posto; non mi pare il caso di s. il ministro per una questione così banale; e assol.: accetto volentieri l’invito, ma non vorrei s.; anche fig., tirare in ballo, chiamare in causa senza necessità persone celebri e autorevoli: non c’è bisogno di s. Kant per dimostrare un fatto così evidente. b. rifl. Muoversi, cambiare posto o posizione, alzarsi: non si scomodi ad accompagnarmi, conosco la strada; quando Renzo ... fu lì per entrare, colui, senza scomodarsi, lo guardò fisso fisso (Manzoni); in partic., sobbarcarsi un lavoro o una fatica, un disagio o una perdita di tempo, una spesa o un sacrificio: quello è uno che per niente non si scomoda; non c’era bisogno che tu ti scomodassi a venire, sarei venuto io a casa tua; vi ringrazio del bellissimo regalo, siete stati molto gentili, ma non dovevate scomodarvi; il portinaio dell’ufficio, che non si scomodava mai se non presso le feste di Natale, ora aveva cento cose da contare al signor Pianelli, e correva anche a tenere l’uscio, quando lo vedeva passare (De Marchi). 2. intr. (aus. avere) Costituire, causare un disagio o una difficoltà, spec. di carattere economico: ti scomoda venirmi a prendere con la macchina all’uscita dall’ufficio?; se non le scomoda, vorrei essere pagato subito; se non vi scomoda, vi restituirei il denaro la prossima settimana.