scolpire
(ant. e letter. scùlpere) v. tr. [lat. sculpĕre, con mutamento di coniug.] (io scolpisco, tu scolpisci, ecc.; pass. rem. scolpìi, scolpisti, ecc., poet. anche sculsi, sculse, scùlsero; part. pass. scolpito, poet. sculto e scólto). – 1. a. Lavorare un materiale duro e compatto (marmo, avorio, legno, ecc.) asportandone con lo scalpello o altro analogo strumento delle parti per ricavare delle figure, per incidere segni, scritte e sim.: s. un blocco di porfido, una lapide di travertino. b. Realizzare un’opera scultoria, effigiare figure o, più semplicemente, incidere segni, scritte e sim. in un materiale duro e compatto: s. una statua; s. un crocifisso in legno; s. un nome, una dedica su una lastra di marmo. 2. fig. a. Imprimere, fissare fortemente qualcosa, perché si conservi a lungo, in espressioni quali s. nella memoria, nella mente, nel cuore, e sim. (scolpitevi bene in mente quello che vi dico!; sono fatti che per la loro gravità si scolpiscono nel cuore e vi rimangono a lungo); e con uso più largo, in relazione a fatti e avvenimenti: Su le tue pagine Scolpisci, o storia, Le altrui nequizie E la sua gloria (Fusinato). b. Scandire, pronunciare con chiarezza e nitidamente: alza più la voce e scolpisci meglio le parole (Leopardi). ◆ Part. pass. scolpito, poet. scólto e sculto, frequente come agg., effigiato, lavorato, ornato di sculture: una colonna scolpita, una figura ben scolpita; un cofanetto d’avorio finemente scolpito; Di cotai segni svariato e scolto Era il metallo delle regie porte (T. Tasso); e negli usi fig.: Il marchio ond’è il cor scolto Lascia apparir nel volto (Parini); un’immagine, una frase scolpita nella memoria; anche: stile scolpito, nitidamente rilevato, che ricorda la nitidezza e l’evidenza di una scultura.