Schlieren
〈šlìirën〉 s. f. pl., ted. (propr. «scie, striature»), usato in ital. al masch. sing. – Termine col quale si indicano le figure luminose, a carattere di scia e striate, che si formano in seno a una corrente fluida opportunamente illuminata; per estens., il metodo (detto anche metodo strioscopico o scioscopia) che porta alla formazione di tali figure, visualizzazioni del modo di variare dell’indice di rifrazione del fluido in conseguenza dell’esistenza in esso di una corrente: è impiegato soprattutto in fluidodinamica, per mettere in evidenza e studiare il campo aerodinamico intorno a modelli in gallerie del vento (studî di scie, turbolenze, onde d’urto, ecc.), e in ottica per il controllo dell’omogeneità dei vetri ottici e per lo studio dei fenomeni connessi alla propagazione della luce in mezzi non omogenei, come quando parti a diversa temperatura di uno stesso fluido si mescolano tra loro (fenomeni naturali di Schlieren possono essere considerati la rifrazione atmosferica e i miraggi). Altri usi delle tecniche Schlieren si hanno in biologia, nelle analisi con ultracentrifugazione e nel riconoscimento di macromolecole nelle analisi elettroforetiche.