schietto
schiètto (o schiétto) agg. [dal germ. sliht «piano, liscio, semplice»; cfr. (con scadimento di sign.) il ted. schlecht «di poco valore, cattivo»]. – 1. a. Puro, privo di contaminazioni o mescolanze; che presenta o conserva integri la natura, la forma, le qualità o i caratteri proprî: argento, oro s.; vino s., non annacquato, non artefatto, non tagliato, o, con sign. più tecnico, che rivela integri i caratteri della sua qualità; cibi, alimenti s., genuini; colore s., semplice, non mescolato ad altri colori; parlare un italiano s., privo di inflessioni dialettali o d’influenze straniere; esprimersi in fiorentino, in milanese s., non contaminato da modi o inflessioni di altri luoghi; frutta s., sana, non guasta; riferito ad animale, nella contrattazione del bestiame, una bestia sana e s., che si garantisce esente da malattie organiche e da vizî d’indole. b. estens., letter. Liscio, uniforme: Non rami s., ma nodosi e ’nvolti (Dante); I cipressi che a Bólgheri alti e schietti Van da San Guido in duplice filar (Carducci); poet., Diti s. soavi (Petrarca), sottili, affusolati e privi di nodi. Meno com., del corpo, della figura, diritto e snello: Di persona era grande, magro e s. (Berni). 2. fig. Sincero, franco: parole s.; amicizia s.; è una persona molto s.; voglio farti un discorso s.; modi s.; anche come avverbio: parlare schietto, o assol., col pronome la indeterminato: a dirla schietta, a dirvela schietta, francamente. ◆ Avv. schiettaménte, nei varî sign. dell’agg.: avere una pronuncia schiettamente veneziana; ditemi schiettamente ciò che ne pensate.