schermo
schérmo s. m. [der. di schermire]. – 1. letter. a. Riparo; protezione, difesa: Urlar li fa la pioggia come cani: De l’un de’ lati fanno a l’altro schermo (Dante); schiavi e schiave che facevano s. del proprio petto ai padroni (I. Nievo); farsi s. con le mani alla luce, e, in senso più materiale, con lo scudo alle frecce nemiche, ai colpi di lancia dell’avversario; con uso generico, non c’è schermo (da o contro qualcosa), non c’è riparo, non c’è possibilità di difendersi. b. fig. Modo, mezzo per tenere nascosti i proprî atti e le proprie intenzioni: Altro s. non trovo che mi scampi Dal manifesto accorger de le genti (Petrarca). In partic., donna dello schermo, perifrasi con cui vengono tradizionalmente definite due donne verso le quali Dante, nella Vita nuova, dichiara di avere finto amore per dissimulare il suo vero amore per Beatrice, usando per la prima appunto la parola schermo («pensai di fare di questa gentile donna schermo de la veritate», V, 3), e per la seconda il sinon. difesa («dico che in poco tempo la feci mia difesa tanto, che troppa gente ne ragionava oltre li termini de la cortesia», X, 1). c. Con altro senso fig., schermaglia: Tu civettavi con sottili schermi, Tu volevi piacermi, Signorina (Gozzano). 2. Nella tattica navale, formazione aerea o navale che ha il compito di avvistare il nemico e di contrastare l’azione delle unità esploranti nemiche: s. aereo; uno s. di incrociatori. 3. a. Dispositivo, di varia forma e natura, atto a impedire il propagarsi, in una certa regione dello spazio, di azioni elettriche o magnetiche, di radiazioni elettromagnetiche, in partic. luminose, o di radiazioni corpuscolari. S. elettrico (o elettrostatico), involucro (che può essere anche discontinuo, come la gabbia elettrostatica, v. gabbia, n. 2 g) di materiale conduttore, di solito collegato a terra, all’interno del quale il campo elettrico risulta nullo in quanto le cariche si localizzano per induzione sulla sua superficie esterna; può essere impiegato, per es., per la schermatura delle cabine di comando nei laboratorî per alte tensioni; sono chiamati con lo stesso nome, in qualche caso non propriamente, anche elementi conduttori, di forma piana cilindrica o anulare, utilizzati in strumenti di misurazione e in qualche tipo di trasformatore elettrico per rendere uniformi determinati campi elettrici, come, per es., lo s. di guardia, meglio detto anello di guardia (v. anello, n. 2 a), degli elettrometri assoluti. S. magnetico, involucro di materiale ad alta permeabilità magnetica (lega speciale), tale da costituire un circuito magnetico di bassa riluttanza nel quale si concentrano le linee di forza del campo, usato, per es., per proteggere dall’azione di campi magnetici esterni galvanometri a bobina mobile, tubi a raggi catodici, e, in generale, dispositivi il cui funzionamento risente di azioni magnetiche esterne. S. elettromagnetico, quello usato allorché il campo disturbante è ad alta frequenza, e costituito da un involucro di materiale a elevata conducibilità elettrica, normalmente rame, talora accoppiato a uno schermo magnetico; le correnti in esso indotte, localizzate soprattutto sulla superficie esterna per effetto pellicolare, impediscono al campo magnetico di penetrare all’interno (in ciò aiutate dallo schermo magnetico). S. ottico, denominazione generica di superfici, ricavate da materiali opachi alla luce, che vengono interposte in vario modo sul cammino di raggi luminosi per intercettarli, impedendo che essi giungano in determinate zone, ovvero per limitare l’apertura del fascio di essi, facendo agire tali superfici a guisa di diaframmi; funzioni analoghe esplicano gli schermi usati per radiazioni non visibili (infrarosse, raggi X, ecc.). S. biologici, i dispositivi usati per proteggere organismi viventi dall’azione di radiazioni elettromagnetiche o corpuscolari che potrebbero dar luogo a danni biologici. S. solare, prodotto farmaceutico e cosmetico, contenente filtri di protezione che riflettono i raggi del sole, usato per prevenire le scottature al mare, in montagna, ecc. b. Nei tubi elettronici, lo stesso che griglia schermo: v. griglia, n. 2. c. S. acustico, ogni superficie atta a impedire, per riflessione o per assorbimento, la propagazione sonora; per es., per le onde sonore di alta frequenza risultano schermi particolarmente adatti i materiali porosi (sughero, polistirolo espanso, ecc.). 4. a. S. di proiezione, superficie piana diffondente sulla quale si raccoglie l’immagine formata da un apparecchio di proiezione; nel caso di lettori per microfilm, di microscopî da officina, ecc., lo schermo è di vetro smerigliato e viene osservato per trasparenza; nel caso della cinematografia e della proiezione fissa episcopica e diascopica, lo schermo viene osservato per riflessione diffusa, ed è quindi opaco, di tela imbiancata a base di gesso o calce o di tela metallizzata; s. perlinati, quelli, in genere portatili e per uso domestico o didattico, di tela cosparsa di innumerevoli minute perline di vetro o trattata opportunamente con sostanze plastiche per ottenere un’elevata brillanza; s. panoramico, tipo particolare di schermo per cinematografia, a superficie non piana ma cilindrica circolare, con rapporto tra base e altezza molto maggiore del normale (fino a 3), atto alla proiezione con sistemi cinerama, cinemascope e simili, che conferiscono alle immagini un certo effetto di panorama e di rilievo. Per estens., nel linguaggio com., cinema, sia nel senso di arte e attività cinematografica (i divi dello s.; passare dal teatro allo s.), sia nel senso di circuito e anche sala di proiezione: il film ha ottenuto un notevole successo sugli s. italiani. b. S. luminescente (o fluorescente), superficie di vario materiale (vetro, celluloide, ecc.) sulla quale è disteso uno strato di sostanza (fosfòro) che diventa luminescente allorché è colpita da radiazioni elettromagnetiche (raggi X, raggi ultravioletti, ecc.); trova impiego negli apparati radioscopici, per rendere visibili i raggi X, e nei tubi a raggi catodici per visualizzare il pennello elettronico. In partic., la superficie del cinescopio su cui si formano le immagini televisive (s. televisivo): s. piatto, schermo televisivo a cristalli liquidi o al plasma (dunque privo della consueta forma convessa dovuta alla presenza del tubo catodico), in grado di visualizzare immagini ad alta definizione; per estens., piccolo s., la televisione, come tecnica, attività e organizzazione, contrapposta al grande s., come in tal caso viene definito il cinema. Dal punto di vista del formato, oltre al normale s. cinematografico, rettangolare e con un rapporto tra altezza e lunghezza di 1/1,35, si distinguono lo s. gigante (caratteristico del cinemascope), nel quale la larghezza misura il doppio o più del doppio rispetto all’altezza, e lo s. panoramico, nel quale il rapporto tra altezza e larghezza è di 1/1,65, 1/1,85 fino a 1/2,35. In informatica, parte anteriore del video di un computer. c. In fotografia, s. di messa a fuoco, superficie costituita da una lastrina di vetro smerigliato su cui, negli apparecchi fotografici reflex, viene raccolta mediante un sistema di specchi l’immagine trasmessa dall’obiettivo di ripresa onde controllare il suo essere più o meno a fuoco: è spesso corredato da dispositivi (come un telemetro a sdoppiamento di immagine, o un sistema di microprismi) che consentono una messa a fuoco ancora più accurata di quella consentita dalla semplice valutazione della nitidezza dell’immagine. TAV.