scemo1
scémo1 agg. e s. m. (f. -a) [der. di scemare, propr. part. pass. senza suffisso; ma col sign. 1, semus è già presente nel lat. mediev. (sec. 13°)]. – 1. agg. a. Scemato, non pieno, non intero: il fiasco è un po’ sc.; la luna è già sc.; m’accorsi che ’l monte era scemo (Dante), incavato a modo di valle; arco sc., arco a sesto ribassato (v. arco, n. 4). Fig.: investigatore ... di chi scemo nella fede sentisse (Boccaccio), non pienamente credente, eretico. b. ant. o letter. Mancante, privo: Ma Virgilio n’avea lasciati scemi Di sé (Dante); Festi, barbar crudel, del capo scemo Il più ardito garzon (Ariosto); le voglie indegne, E di nervi e di polpe Scemo il valor natio, son vostre colpe? (Leopardi); lunga vita Vivrò scema di affanni (Giusti). 2. Più com., di persona, scarso d’intelligenza, stupido, sciocco: quel ragazzo è davvero sc.; non è poi così sc. come credi; c’è da diventare scemi!; anche sost.: lo considerano lo sc. del villaggio; comportarsi da sc.; sei proprio una sc.!; t’ho già detto di non fare lo sc.; ha avuto una certa diffusione, in passato, l’espressione scemo di guerra, quasi a dire che una persona aveva perso parte dell’intelligenza in seguito a eventi bellici: le ragazze ... apostrofavano «scemo di guerra!» qualche zerbinotto un po’ troppo ardito di mano (C. E. Gadda). Per estens., di cose: parole, frasi, discorsi, atteggiamenti sc., da persona scema; lo guardava con un’espressione sc.; un film, un libro sc., insulso, insignificante. ◆ Dim. scemerèllo, scemino, scemétto, scemòtto; accr. scemóne (f. -a).