scavalcare
v. tr. e intr. [der. di cavalcare, col pref. s- (nei sign. 3 e 1)] (io scavalco, tu scavalchi, ecc.). – 1. tr. a. Gettare giù da cavallo, sbalzare di sella: con un fendente scavalcò l’avversario; l’amazzone è stata scavalcata al secondo ostacolo. b. estens. In artiglieria, sollevare una bocca da fuoco dagli orecchioni dell’affusto e collocarla su un altro appoggio, per ripararla, trasportarla, ecc. 2. tr. a. Passare al di sopra, superare un ostacolo: s. il muretto, la palizzata, un fossato; scavalcai le due file de’ sedili di dietro, e mi posi accanto al vecchio ufficiale (Foscolo); con sign. più generico, superare, oltrepassare: una strada, un sentiero che scavalca la collina. b. In senso fig., superare chi si trova in posizione più avanzata, in gare di corsa, nella carriera e nella professione: sul rettilineo finale ha scavalcato i due cavalli favoriti; è diventato dirigente, scavalcando tutti i suoi colleghi; con accezione partic., s. un superiore, un collega, prendere arbitrariamente un’iniziativa, una decisione che spetterebbe prendere a lui, o per lo meno senza chiederne il consenso. Nel linguaggio milit., con riferimento a unità o reparti, superare altri reparti ormai stanchi, allo scopo di rinnovare con energie fresche la spinta offensiva. c. Nei lavori a maglia, saltare una maglia e accavallarla a quella successiva. 3. intr. (aus. essere), ant. Scendere da cavallo: quando il Suardi scavalcò nel cortile della propria casa, quello lo stava aspettando (Rovani). Per estens., fermarsi, fare una sosta durante un viaggio a cavallo.