scattering
〈skä′tëriṅ〉 s. ingl. [der. di (to) scatter «spargere; sparpagliare»], usato in ital. al masch. – Termine di largo uso nel linguaggio scient. come equivalente dell’ital. diffusione. In partic., in fisica delle particelle elementari, il termine ha il sign. specifico di interazione tra due particelle in moto una rispetto all’altra, che ne provoca la deviazione dalla loro linea di volo (anche, processo di s.); angolo di s., l’angolo formato dalla direzione della particella uscente rispetto alla direzione iniziale; esperimenti di s., quelli nei quali si studia l’interazione tra due particelle inviando un fascio di particelle del primo tipo su un bersaglio costituito almeno in parte da particelle del secondo tipo e misurando la distribuzione in angolo ed energia delle particelle diffuse a causa dell’interazione; s. elastico, quello nel quale l’energia cinetica totale si conserva; s. anelastico, quello nel quale parte dell’energia cinetica iniziale è spesa nell’eccitazione di una o di entrambe le particelle, modificandone la massa invariante; s. profondamente anelastico, quello nel quale una delle due particelle si frammenta nei suoi componenti: è questa la tipica reazione con la quale si può studiare la struttura a partoni degli adroni; s. coulombiano, quello a cui è soggetta una particella carica che viene deviata dal campo elettrico (che è un campo coulombiano) di un atomo: è detto poi s. multiplo il fenomeno per cui la particella, attraversando uno strato finito di materiale e subendo un grande numero di tali processi, all’uscita dello strato non si trova più sulla linea di volo iniziale; matrice di s., o matrice S, matrice che descrive completamente una reazione di scattering tra due particelle, esprimendo ciascun elemento di essa l’ampiezza di probabilità che uno dei possibili stati iniziali delle due particelle, libere prima dell’interazione, dia luogo a uno dei possibili stati finali di particelle libere dopo l’interazione: questo approccio permette di ricondurre l’analisi quantistica di interazioni, per le quali non si disponga di una soddisfacente teoria di campo, a quella dello stato iniziale e finale (che sono di fatto quelli determinati e osservati in un esperimento) che possono essere trattati con la teoria quantistica dei campi non interagenti.