scanner
〈skä′në〉 s. ingl. [der. di (to) scan «esaminare, analizzare»] (pl. scanners 〈skä′në∫〉), usato in ital. al masch. (e comunem. pronunciato 〈skànner〉). – Nel linguaggio tecn., termine usato talora in luogo di analizzatore, per indicare sia persone adibite a operazioni di analisi, sia dispositivi o strumenti che servono per esaminare secondo una sequenza predisposta. In partic.: a. In medicina nucleare, l’apparecchio per la scintigrafia dinamica. b. In informatica, il dispositivo che realizza la scansione (o scanning) di un’immagine, solitamente costituito da una sorgente luminosa che illumina in successione, attraverso un sistema di specchi e lenti mobili, le varie parti dell’immagine da analizzare, e da uno o più sensori (solitamente celle fotoelettriche miniaturizzate) che raccolgono il segnale luminoso, riflesso più o meno intensamente dalle diverse aree dell’immagine, e lo trasformano in un segnale analogico che può essere trasmesso direttamente o convertito in un segnale digitale atto a essere registrato o elaborato da un calcolatore. Sono in uso, spec. per i computer, apparecchi che effettuano la scansione di immagini o testi su fogli immessi con modalità simili a quelle di un telefax oppure, in forma ancora più semplice, facendo scorrere sull’oggetto da analizzare una fessura esploratrice di cui il dispositivo è dotato.