saturare
v. tr. [dal lat. saturare «saziare», der. di satur «sazio»] (io sàturo, ecc.). – 1. a. ant. Saziare di cibo, satollare, e, nel rifl. saturarsi, saziarsi. b. estens. Riempire con uso eccessivo, smodato: s. (o, al rifl., saturarsi) di medicine, di alcol; il professore diede mano a saturarlo di chinino (Fogazzaro); in senso fig., riempire oltremisura la mente di nozioni, concetti, immagini e sim.: insegnare la storia non significa s. i ragazzi (o i cervelli dei ragazzi) di date e di nomi; anche nella forma rifl. e intr. pron.: i bambini non devono saturarsi di televisione; nelle lunghissime sere … l’aria della camerata, greve di tabacco e di odori umani, si saturava di sogni insensati (P. Levi). 2. Nel linguaggio scient. e tecn., rendere saturo: s. di sale una certa quantità d’acqua, mettervi il sale, mantenendo inalterata la temperatura, fino a che esso non si scioglie più e resta sul fondo del recipiente; s. l’aria di vapore acqueo, immettere in un certo volume d’aria vapore acqueo finché, mantenendo inalterata la temperatura, si formi acqua di condensazione; come intr. pron., diventare saturo: l’aria si è saturata di vapore. Con sign. più specifici: a. In chimica, trasformare un composto organico contenente legami doppî o tripli (e perciò detto insaturo) in un altro con lo stesso numero di atomi di carbonio ma avente solo legami semplici (e perciò detto saturo), facendolo reagire con idrogeno, alogeni, ecc.: per es., trasformare l’etilene o l’acetilene in etano, l’acido oleico in acido stearico. b. In elettromagnetismo, provocare un fenomeno di saturazione (per es., la saturazione di una sostanza ferromagnetica o ferrimagnetica). 3. In matematica, s. un indice, locuz. usata talvolta in analisi tensoriale per significare che si esegue la sommatoria rispetto a quell’indice. ◆ Part. pass. saturato, spesso usato come agg., che ha raggiunto la saturazione, saturo; talvolta anche in senso fig.: cervello saturato di dati, di concetti.